Basosi: 2018 nel segno di storage e smart grid

Storage e smart grid: sono questi i settori energetici in cui l’Italia potrà riservare sorprese nel 2018. È una previsione d’autore perché l’ha formulata Riccardo Basosi dell’Università di Siena, una delle due persone (l’altra è Marcello Capra del ministero dello Sviluppo Economico) che più da vicino hanno seguito, come rappresentanti italiani per l’energia, lo sviluppo del programma europeo Horizon 2020.

L’analisi di Basosi parte da un dato di fatto: lo sforzo supplementare che dobbiamo fare per arrivare al rispetto degli obiettivi fissati dalla conferenza sul clima di Parigi, cioè contenere il riscaldamento globale entro un aumento di temperatura compreso tra 1,5 e 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Raggiungere questo target – calcola Basosi – vuol dire tagliare, al 2030 a livello mondiale, altri 14,5 miliardi di tonnellate l’anno di emissioni di CO2. Anche immaginando che tutti gli impegni volontariamente assunti dagli Stati vengano rispettati, vuol dire aumentare di almeno un quarto i tagli alle emissioni che alterano il clima.

BASOSI: PRIORITÀ A EFFICIENZA E RINNOVABILI

“Dunque efficienza energetica e rinnovabili avranno priorità”, continua Basosi. “E in effetti molti Paesi si stanno già muovendo in quella direzione. L’India ad esempio eliminerà 14 mila gigawatt a carbone e li sostituirà con fotovoltaico ed eolico. E, con gli Stati Uniti frenati dalla presidenza Trump, ad avere le carte migliori in mano sono Europa e Cina”.

L’obiettivo per le fonti rinnovabili è arrivare alla massima competitività di costo, cioè alla grid parity. “È un obiettivo”, aggiunge il vicerettore dell’università di Siena. “già raggiunto dal fotovoltaico in alcune aree del mondo. Anche l’eolico off shore ha fatto un balzo: per la prima volta a dicembre, in Scozia, ha raggiunto lo stesso prezzo della produzione elettrica da combustibili fossili. Le altre fonti che stanno crescendo in modo interessante sono il solare a concentrazione e il geotermico a emissioni zero, cioè con reiniezione totale dei fluidi”.

In questo quadro le performance italiane in Horizon 2020 sono decisamente migliori rispetto alla percezione media che abbiamo del nostro Paese. Nel 2017 il tasso di successo delle richieste è stato del 16,8 % (nel 2014 era l’11,3%). “In termini di fondi ottenuti i risultati sono apparentemente un po’ meno positivi, ma solo perché scontiamo le difficoltà legate a problemi strutturali”, prosegue Basosi. “Abbiamo un terzo dei ricercatori che ha la Germania e metà di quelli che ha la Francia o il Regno Unito. E stipendi inferiori che pesano sul cofinanziamento. Perciò sul piano dei fondi ricavati da Horizon in ambito energetico siamo penalizzati: restiamo all’11%, ma siamo comunque passati dal sesto posto alla lotta per il secondo, spalla a spalla con la Spagna, dietro la Germania”.

BASOSI: “PER L’ITALIA MI ASPETTO BUONE PERFORMANCE SU STORAGE E SMART GRID”

E nel 2018 cosa succederà? “Sono fiducioso. In particolare penso che le nostre performance saranno buone nel campo dello storage e delle smart grids”, risponde Basosi. “Partiamo dallo storage. Con il rilevante aumento della quota di rinnovabili nel mix elettrico, l’accumulo è diventato un elemento essenziale perché permette di eliminare la discontinuità nella fornitura di elettricità che è uno dei problemi più importanti che abbiamo di fronte. Si tratta di un mercato in fase di velocissima espansione: lo dimostra la batteria al litio da 100 megawatt di potenza appena costruita in Australia da Elon Musk, il cofondatore della Tesla; e la batteria da 150 megawatt che stanno realizzando i sudcoreani”.

In questa corsa verso una capacità di accumulo sempre più spinta – che dovrà coinvolgere anche il settore della mobilità, responsabile di circa un terzo del totale dei consumi energetici – l’Italia sta giocando un ruolo di prima fila. “Stiamo facendo progressi importanti”, prosegue Basosi. “A cominciare da Terna che ha investito 70 milioni di euro per creare a Sassari un laboratorio in cui vengono sperimentate sette diverse tecnologie di accumulo. La ricerca nello storage e nelle smart grids è fondamentale per un Paese che è passato da una rete formata da poche grandi centrali a una rete composta da migliaia di punti di fornitura elettrica”.

ILLUMINAZIONE E SPLITTING IN RAPIDA EVOLUZIONE

Infine, argomenta Basosi, vanno citati altri due settori in rapida evoluzione. Il primo è l’illuminazione. Con i LED e gli OLED ha già fatto un importante passo in avanti garantendo un risparmio dell’80% dell’energia utilizzata a parità di prestazione. Il prossimo salto sarà la LEC, Light Emitting Capacitor, un nuovo sistema a bassissima emissione di calore che abbatte ulteriormente i consumi. Anche la LEC, come molte delle nuove tecnologie, va inserita nella prospettiva dell’economia circolare perché richiede l’uso di sostanze come le terre rare che hanno una ridotta disponibilità in natura e dunque vanno recuperate quando la lampadina viene dismessa.

Il secondo settore in rapida evoluzione, ma che deve ancora raggiungere la maturità tecnologica, è lo splitting dell’acqua, un processo elettrolitico in cui il passaggio di corrente elettrica provoca la scomposizione dell’acqua in ossigeno e idrogeno gassoso. In pratica una sorta di fotosintesi artificiale che richiede: un’antenna per catturare l’energia solare e fare il trasferimento energetico; un sistema che separa la carica; un catalizzatore che permette l’evoluzione dell’idrogeno gassoso utilizzabile in campo energetico e infine una membrana che separa questo processo da quello dell’ossigeno.

È dunque un quadro tutto positivo quello che si profila nel 2018? “Abbiamo buone possibilità ma dobbiamo saperle giocare”, conclude Basosi. “Finora siamo riusciti a difenderci basandoci sulla fantasia e sull’intelligenza. Se cominciassimo a fare anche sistema potremmo diventare veramente molto competitivi”.