Contratti PPA e nuovi schemi di supporto per il rilancio delle rinnovabili

I contratti PPA (Power Purchase Agreement) possono essere uno strumento fondamentale per aumentare la penetrazione delle fonti rinnovabili.

I contratti PPA (Power Purchase Agreement) possono essere uno strumento fondamentale per aiutare il nostro Paese a rispettare gli impegni assunti nel contesto europeo, anche alla luce del recente accordo  tra Consiglio, Parlamento e Commissione Europea, che ha alzato al 32% il target complessivo per le rinnovabili al 2030. Ne è convinto il presidente dell’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, Guido Bortoni, intervenuto lo scorso 20 luglio a un workshop organizzato dalla SAFE.

GUIDO BORTONI: “CONTRATTI PPA SONO UNO STRUMENTO EFFICIENTE”

“I contratti PPA sono strumenti che hanno diversi vantaggi – ha sottolineato Bortoni – Innanzitutto sono uno strumento corporate che non richiede necessariamente l’intervento diretto dello Stato. Si tratta di accordi di medio e lungo termine per la fornitura di energia con un alto contenuto di rinnovabili. Il produttore mantiene i propri impegni contrattuali attingendo non a una sola tecnologia ma a un portafoglio di tecnologie rinnovabili. Con i contratti PPA potremmo arrivare a includere anche una domanda aggregata”.

Strumento ancora relativamente poco usato in Italia, i contratti PPA sono stati sdoganati dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017. Nel mondo, corporation del calibro di Lego e Google hanno già sottoscritto accordi pluriennali per forniture di energia green. Potrebbero dunque essere uno vettore per aumentare la quota di consumi da Fer in questa fase di mercato post-incentivi pubblici. La principale incognita che può ostacolare la stipula di contratti PPA è la corretta analisi dell’andamento dei prezzi dell’energia nel lungo periodo (parliamo di accordi che possono valere anche 25 anni).

NUOVI SCHEMI DI SUPPORTO: ASTE E INCENTIVAZIONE IMPLICITA

Gli altri due strumenti segnalati da Bortoni sono le aste e i meccanismi di incentivazione implicita: “Le aste sono uno strumento selettivo che funziona bene per singola tecnologia. E hanno un’impostazione dirigista poiché è lo Stato che fa procurement”. L’incentivazione implicita invece consiste nell’esenzione dagli oneri di sistema. Una soluzione già adottata ma che, diversamente dal passato, dovrebbe essere commisurata alle reali esternalità positive prodotte dalla scelta di un approvvigionamento da fonti rinnovabili: “Stanno arrivando anche in Italia le energycommunities. Potrebbero beneficiare di una serie di esenzioni commisurate alle esternalità positive effettivamente prodotte. Aspettiamo il clean energy package per avere un quadro più definitivo”.

RINNOVABILI: NUOVI OBIETTIVI SIGNIFICANO 15 MILIARDI DI INVESTIMENTI AGGIUNTIVI

“Portare al 32% la percentuale di rinnovabili sui consumi finali entro il 2030 significa fare investimenti aggiuntivi di circa 15 miliardi rispetto ai 70 previsti dalla Strategia Energetica Nazionale – ha ricordato Raffaele Chiulli, presidente Safe – Tutto ciò garantendo sicurezza, flessibilità e investimenti in assenza di incentivi. È un quadro che apre le porte a nuove forme di contratti per dare stabilità agli investitori”.

Molti tra i soggetti intervenuti al worshopSafe, tra i quali operatori industriali e della finanza, hanno convenuto sulla necessità di chiarificazione normativa e di semplificazione delle procedure amministrative. I contratti di lungo periodo, come i contratti PPA, non possono prescindere da un percorso amministrativo che tutt’oggi rimane complesso, sia per i nuovi impianti da fonte rinnovabili che per il repowering di impianti esistenti.