Eccellenze e criticità dell’efficienza made in Italy

Entriamo più nel dettaglio dei contenuti del Rapporto 2016 sull’efficienza energetica con una intervista collettiva a Alessandro FedericiLaura ManduzioChiara Martini dall’Unità tecnica efficienza energetica dell’Enea.

Partiamo dal quadro generale: cosa ha funzionato meglio e cosa ha funzionato poco sul versante delle politiche energetiche messe in atto in questi anni?
Se ci riferiamo soltanto all’ultimo anno, si è confermata l’efficacia di certificati bianchi e detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche, queste ultime adottate soprattutto per la sostituzione di infissi e l’installazione di impianti di riscaldamento più efficienti. Il Conto Termico, superata la fase di start-up del primo anno di funzionamento, sta registrando un sempre maggiore interesse da parte dei soggetti privati e delle Pubbliche Amministrazioni. In particolare, per la Pubblica Amministrazione centrale e l’obbligo di riqualificazione energetica del 3% della superficie degli immobili, nel 2015 tale obiettivo è stato ampiamente superato.
Più in generale, siamo perfettamente in linea con gli obiettivi al 2020 e possiamo quindi affermare con orgoglio che l’Italia è un Paese in “classe A” per l’efficienza energetica. I buoni risultati non devono però far abbassare la guardia: c’è ancora molto da fare per il conseguimento dell’obiettivo al 2020 e sarà importante indirizzare le misure verso quegli interventi dal migliore costo-efficacia, ad esempio quelli sull’involucro edilizio, finora poco adottati dalle famiglie.

Molto si può fare ancora sull’”edilizia residenziale urbana”.
Oltre i due terzi del patrimonio edilizio esistente è stato costruito prima dell’entrata in vigore della Legge 373/1976, la prima legge italiana in materia di energia che si è occupata anche di edilizia. Il potenziale di risparmio energetico è quindi ampio e spesso ottenibile tramite interventi dai ridotti tempi di ritorno. La Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale stima un potenziale di risparmio al 2020 di circa 5,7 Mtep/anno, con investimenti da sostenere nel settore residenziale pari a 13,6 miliardi di euro l’anno per interventi globali e 10,5 miliardi di euro l’anno per interventi parziali; per gli interventi nel non residenziale gli investimenti si stimano in 17,5 miliardi di euro l’anno.

In questi anni il meccanismo degli incentivi ha funzionato ma si è concentrato troppo su interventi di piccola entità (caldaie, infissi) Quali sono le soluzioni tecniche più avanzate e innovative che possono avere un maggiore impatto?
Il settore delle costruzioni ha imboccato una nuova fase, fortemente evolutiva. Anche se non sono ancora diffuse capillarmente, sia per una non adeguata conoscenza da parte dei professionisti del settore, sia per i costi ancora non sufficientemente competitivi, diverse tecnologie mature sono già a disposizione. Parliamo di isolanti per l’inverno come l’aerogel e il termo intonaco o di soluzioni per l’estate come i cosiddetti cool materials o i tetti e le pareti verdi. Esistono poi nuovi sistemi schermanti esterni e sistemi per la gestione integrata e automatizzata delle funzioni tecnologiche dell’edificio.
Insomma, le soluzioni tecniche non mancano: le barriere da superare sono soprattutto nei comportamenti degli utenti finali e nella loro consapevolezza delle opportunità derivanti dall’attuazione di un intervento volto a migliorare la performance energetica degli edifici. Da questo punto di vista, un tema rilevante ma sul quale finora si è fatto poco è quello dei condomini anni ‘60 e ‘70, particolarmente poco efficienti dal punto di vista energetico: dobbiamo trovare meccanismi incentivanti per consentire di diventare ‘green’ anche a quanti vivono in questi complessi e non hanno risorse da investire.

Passando all’industria: il sistema dei certificati bianchi funziona. L’elemento frenante, soprattutto per le piccole imprese, è l’investimento iniziale.
L’ “ostacolo” finanziario, legato anche ai tempi lunghi di rientro dell’investimento, è quello considerato maggiormente rilevante tra le PMI. Lo strumento del contratto di rete può aiutare a risolvere la questione dimensionale. Pur rimanendo indipendenti, le imprese partner della rete possono sviluppare una progettualità condivisa che può consistere in un nuovo prodotto-tecnologia, in un nuovo servizio, o nell’apertura di un nuovo mercato di sbocco, strutturando la propria alleanza attraverso regole certe (statuto) e una governance condivisa. La possibilità di implementare le misure di efficienza energetica insieme ad altri attori rendono la rete d’impresa una strategia intelligente. Tutto questo le imprese lo hanno già compreso: ad oggi si contano circa 150 reti ambientali (che coinvolgono oltre 700 imprese), ovvero reti che hanno espressamente indicato nel proprio oggetto (la mission della rete) l’efficienza energetica, l’innovazione green, l’ecosostenibilità e il risparmio energetico.

Infine i trasporti, il settore nel quale bisogna fare di più, giusto? Qual è il quadro attuale e che tipo di tendenze si possono evincere?
La diffusione dei veicoli elettrici è uno dei punti cardine per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del trasporto stradale e, più in generale, di miglioramento dell’efficienza energetica. In Italia i veicoli elettrici costituiscono ancora un mercato di nicchia, dominato quasi esclusivamente da costruttori stranieri. Il principale ostacolo alla loro diffusione rimane il costo elevato. Una possibile soluzione a questo problema potrebbe venire dal retrofitting elettrico di veicoli con motore termico già in circolazione.
Va sottolineato però un cambiamento importante nelle abitudini della mobilità urbana. Sta cambiando l’atteggiamento degli individui e delle aziende verso l’auto: si passa dal possesso all’uso condiviso dei veicoli. Ciò è testimoniato dal boom nelle aree metropolitane del car sharing a flusso libero che permette di coprire il cosiddetto ultimo miglio di uno spostamento, che può essere stato effettuato per la maggior parte con un servizio di trasporto pubblico collettivo. Risparmi significativi si possono inoltre ottenere con azioni rivolte al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi su ferro, sia a livello urbano sia extraurbano, anche al fine di riorientare su questa modalità di trasporto i flussi di pendolarismo in entrata delle grandi città.

A cura di Francesco Sellari