Efficienza: bene industria e residenziale grazie a innovazione ed econbonus

Sull’efficienza energetica, l’Italia può raggiungere gli obiettivi prefissati. È infatti un quadro complessivamente incoraggiante quello che emerge dal terzo rapporto dell’ENEA, Ente con il quale Ricerca di Sistema ha intavolato una proficua collaborazione. Il rapporto, relativo ai dati del 2012, è stato presentato il 6 febbraio 2014 a Roma. Rispetto all’obiettivo posto dalla SEN, la Strategia Energetica Nazionale per il periodo 2011-2020, i risparmi conseguiti tra il 2011 e il 2012 ammontano a poco meno di 25.000 GWh/anno, con 11.164 GWh/anno nel 2011 e 13.798 GWh/anno nel 2012. Un miglioramento del 23,6% che ci permette di raggiungere quasi il 14% del risparmio atteso per il 2020. Un passo in avanti sostenuto soprattutto dall’industria e dal settore residenziale, mentre fanno registrare dati parzialmente in controtendenza i trasporti e soprattutto il terziario. Se allarghiamo l’arco temporale di riferimento e prendiamo in considerazione gli interventi previsti a partire dal 2005 nel PAEE, il Piano d’azione nazionale per l’efficienza energetica, il risparmio conseguito arriva a oltre 73.000 GWh/anno. Una tendenza confermata dall’ODEX, un indice di efficienza energetica sviluppato in ambito europeo, e “tarato” in modo da non considerare l’incidenza di variabili strutturali, come ad esempio la contrazione dei consumi dovuta alla crisi economica. Ebbene, a fine 2011 l’ODEX si è attestato a 86,1, con un miglioramento di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente.

Come si accennava, vanno bene il residenziale, trainato dalle detrazioni fiscali al 55% per interventi di recupero e riqualificazione degli edifici, e l’industria, settore quest’ultimo dove, la pressante spinta dell’elevato costo dell’energia ha favorito la più ampia diffusione di tecnologie e soluzioni innovative: cogenerazione ad alto rendimento, motori elettrici ad alta efficienza, recupero di calore dai processi produttivi, per citarne alcune. Fanno registrare ottime performance in termini di energia utilizzata per unità di prodotto, il chimico, il siderurgico, l’alimentare e il tessile. Senza miglioramenti significativi è invece il settore dei trasporti, con risultati altalenanti nel lungo periodo. Forse si tratta di un dato “fisiologico”, se si considera il rinnovo di una parte del parco veicoli nel biennio 2007-2009 grazie agli ecoincentivi. Male il terziario, che comprende anche la Pubblica Amministrazione, con consumi in crescita e scarsa innovazione. Un dato emblematico è quello del commercio, dove il consumo elettrico per addetto continua a salire ed è più che raddoppiato negli ultimi venti anni.

Tra gli strumenti incentivanti, la parte del leone la fanno i cosiddetti Certificati Bianchi, ovvero i “Titoli di Efficienza Energetica” negoziabili dai distributori di energia elettrica e di gas naturale. Tali titoli attestano il raggiungimento di determinati obiettivi di risparmio energetico. Dalla loro introduzione, nel 2009, hanno generato un risparmio complessivo di 34.800 GWh/anno, il 45% del totale conseguito tra il 2005 e il 2012. Gli standard minimi di prestazione energetica degli edifici, quelli fissati dal Decreto 192 del 2005, hanno invece inciso per il 35% dei risparmi complessivi, quasi 27.000 GWh/anno, principalmente grazie alla sostituzione degli impianti termici nel settore residenziale (si pensi alla diffusione delle caldaie a condensazione). Seguono poi le detrazioni fiscali al 55% introdotte nel 2007, che hanno fatto risparmiare quasi 8.900 GWh/anno e, per quanto riguarda il settore della mobilità, gli ecoincentivi 2007-2009 e il regolamento Comunitario 443 del 2009 che hanno comportato un mancato consumo di circa 6.500 GWh/anno. Il Rapporto ENEA presenta infine un Indice di penetrazione delle politiche di efficienza energetica a livello regionale, una sintesi di tre variabili di intervento locale: gli strumenti normativi, le politiche di incentivazione e gli strumenti volontari. Trentino Alto Adige, Piemonte ed Emilia Romagna si affermano come le realtà più virtuose.

Si può fare meglio? Si, e un ruolo dirimente lo potrà giocare la ratifica entro giugno della Direttiva europea 27 del 2012, la cui attuazione dovrebbe comportare un risparmio complessivo dell’Unione al 2020 di 20 miliardi di euro e 400.000 nuovi occupati. La direttiva, tra l’altro, dovrebbe incidere sensibilmente sui consumi della Pubblica Amministrazione centrale e locale. Un ambito nel quale c’è ancora molto da fare, basti pensare solo agli ampi margini di intervento, e ai risparmi conseguibili, nel campo, dell’illuminazione pubblica e dell’efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico.
Si può fare meglio semplificando la normativa. E anche qui è determinante il ruolo della PA che si dovrebbe orientare verso una standardizzazione dei modelli di intervento, affinché, il privato o l’impresa non siano costretti a dover affrontare una regolamentazione variabile da un Comune all’altro.
Si può fare meglio stabilizzando gli ecoincentivi per orientare il mercato nel medio lungo termine. Una stabilizzazione che continuano a chiedere a gran voce aziende e consumatori. Secondo stime di Confindustria, se le detrazioni venissero confermate, l’Italia crescerebbe dello 0,4% fino al 2020, creando 500.000 posti di lavoro.
Insomma, si può e si deve fare meglio perché l’efficienza energetica, oltre ad essere lo strumento più economico per abbattere le emissioni di Co2 è un “volano di crescita economica per un settore dall’elevato potenziale nei mercati globali, su cui l’industria italiana parte da posizioni di forza (smart grid, elettrodomestici/domotica, illuminotecnica, caldaie, inverter, motori elettrici)”.

Di Francesco Sellari