Efficienza: due studi da Confindustria e Enel

Il tema dell’efficienza energetica è da tempo al centro del dibattito politico e sociale nel nostro Paese e in Europa. Gli indirizzi della Strategia Energetica Nazionale hanno ulteriormente ravvivato l’interesse sull’argomento come dimostra fiorire di rapporti, convegni e seminari negli ultimi mesi. Confindustria ha presentato all’inizio di ottobre lo studio “Smart Energy Project”; alla fine dello stesso mese Enel Foundation ha pubblicato il rapporto “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia” nell’ambito del convegno ”Efficienza energetica per una nuova crescita. Le sfide per un’energia sicura e sostenibile”. Ed è anche da segnalare, oltre all’accresciuto interesse generale, anche il maggiore coinvolgimento degli operatori già vicini alle fonti rinnovabili e in particolare al fotovoltaico.

Considerando l’efficienza energetica il principale strumento per la sostenibilità, già nel periodo 2007-2010 Confindustria ha elaborato documenti di proposta per il Piano nazionale di efficienza energetica. In continuità tematica, il rapporto “Smart Energy Project” affronta però l’efficienza energetica con un approccio nuovo e più operativo rispetto al passato. Infatti, all’interno delle aree di intervento più rilevanti in termini di potenziale risparmio energetico, lo studio individua proposte e progetti immediatamente applicabili, concentrando l’attenzione non su singole tecnologie quanto sull’uso integrato e complementare di più tecnologie che concorrono alla definizione del progetto.

Il diverso approccio metodologico è sicuramente la parte più innovativa e interessante dello studio. Per alcune aree tecnologiche, l’integrazione degli interventi è più convincente rispetto ad altre così come alcuni valori di potenziale risparmio energetico – riportati nella tabella dei cumulati 2013-14 – destano qualche perplessità.

La lettura del rapporto “Smart Energy Project” e il dibattito in corso sollecitano alcune riflessioni, soprattutto se l’obiettivo è quello di rendere più concrete le iniziative di efficienza energetica. La prima riguarda il livello di competitività dell’industria nazionale. Certamente ci sono eccellenze nazionali nella green economy ma è anche vero che ci sono ampi spazi di miglioramento tecnologico per molti prodotti. Questo aspetto si è evidenziato soprattutto nel confronto delle posizioni dell’industria nazionale rispetto a quella di altri paesi, nel corso dei lavori per la stesura e l’approvazione dei Regolamenti attuativi della Direttive europee che fissano i requisiti minimi di progettazione ecocompatibile per i prodotti che consumano o sono correlati all’energia (Ecodesign). La Ricerca di Sistema e applicata potrebbero dare un contributo importante in questo campo.

Un’altra riflessione scaturisce dalla fossilizzazione del dibattito sull’efficienza energetica: misure (obblighi) da un lato e incentivi (risorse) dall’altro. E’ il momento di uscire da questo quadro e di (ri)valutare la possibilità di percorrere altre strade. In più occasioni si è evidenziato come il modello di impresa tradizionale dei fornitori di energia sia entrato in crisi palesando la necessità di un ripensamento di tutto il mercato: in una situazione di eccesso di offerta e di prezzi in ribasso, tutti gli operatori sono veramente interessati all’efficienza energetica? E quali spazi reali ci sono per una politica di efficienza che dia reali benefici agli utenti finali?

Di Roberto Moneta