Efficienza energetica: un potenziale inespresso. Studio di Confindustria

Nonostante si sia già fatto molto negli ultimi 20 anni in termini di investimenti, l’Italia presenta ancora un grande potenziale di efficienza energetica. Nel periodo 2020-2030 si potrebbero ottenere riduzioni cumulate della fattura energetica per 85,8 MTep e delle emissioni climalteranti per 337 Mton CO2 con un complessivo impatto positivo sul sistema economico per circa 106,8 miliardi di euro. In altre parole, per ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza, si possono ottenere 1,5 euro in termini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali.

PRESENTATO A ROMA UNO STUDIO DI CONFINDUSTRIA REALIZZATO CON ENEA E RSE

Sono le risultanze del nuovo studio con il quale Confindustria, insieme ai partner scientifici RSE ed Enea e l’ausilio del Centro Studi, identifica le tecnologie per l’efficienza energetica di maggiore interesse per il Paese valutandone le odierne potenzialità, i possibili scenari evolutivi in relazione ai nuovi target ambientali e gli effetti economici. In particolare, lo studio intende valutare il potenziale manifatturiero italiano attivato dall’introduzione di incentivi per l’utilizzo di beni a più elevata efficienza e identificare gli ambiti rilevanti nei quali appare più opportuno promuovere un miglioramento dell’efficienza energetica e l’utilizzo di nuove tecnologie in larga scala.

BENE L’INDUSTRIA. BISOGNA MIGLIARARE SU SERVIZI E RESIDENZIALE

Secondo lo studio, per contenere i consumi energetici, a cui dovranno contribuire tutti i principali settori, occorrerà puntare sull’utilizzo di tecnologie sempre più efficienti e sempre più smart. In passato si è riscontrato un grande impegno del comparto industriale (-28% dell’intensità energetica tra il 1995 e il 2014) e la scarsa attenzione alla tematica dell’insieme composto da servizi e residenziale (+4%).

Nel settore residenziale, le sostituzioni dirette consentono all’utente finale di ottenere dei risparmi energetici, ma il conseguente beneficio economico non è tale da rendere l’acquisto di una tecnologia “efficiente” più profittevole rispetto a quella standard. Gli interventi sull’illuminazione, invece, consentono di ottenere dei tempi di ritorno interessanti per un utente residenziale, mentre per le altre tecnologie analizzate il costo delle tecnologie “efficienti” rimane ancora troppo elevato rispetto alle tecnologie “baseline”, per cui assumono una grande importanza le varie azioni di supporto alla loro diffusione in ambito residenziale, in modo che vengano rese più profittevoli per l’utente finale.

EFFICIENZA ENERGETICA: POSSIBILI INTERVENTI SUL 60% PARCO RESIDENZIALE

Si stima che quasi nel 60% del parco residenziale sia possibile mettere in atto misure di efficienza energetica che abbiano tempi di ritorno degli investimenti pari o inferiori a 15 anni. il conseguente potenziale risparmio energetico ammonta a 8Mtep con una potenziale riduzione delle emissioni di CO2 pari a 19 milioni di tonnellate. In termini relativi, vuol dire che è possibile ridurre del 33% gli attuali consumi per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria e del 24% i consumi dell’intero settore residenziale con interventi efficaci in termini di costi e con tempi di ritorno compresi in 15 anni. Gli investimenti necessari per raggiungere tali obbiettivi ammontano a circa 140 Mld €.

Nel settore industriale, la ricerca dell’efficienza energetica rientra in una logica di riduzione dei costi e sviluppo di nuovi prodotti. Per circa l’80% dei casi presi in esame, il costo di investimento è inferiore a 150.000 € e il costo per ogni tep risparmiato varia da un minimo di 180 €/tep sino a 3.500 €/tep. Secondo le analisi dell’RSE, le condizioni di ritorno degli investimenti sono per il 60% degli interventi, compatibili con le aspettative del mondo industriale. Per 20 interventi su 26, i flussi di cassa derivanti dal risparmio energetico conseguito garantiscono il rientro dell’investimento in cinque anni. Per ridurre i valori dei tempi di ritorno e quindi aumentare ulteriormente la profittabilità degli investimenti, si può pensare a  forme di incentivazione, accelerando così l’incremento dell’efficienza energetica a livello di sistema paese. In questa prima fase, il lavoro ha preso in esame due settori: il siderurgico e l’alimentare, considerando un potenziale economico di risparmio rispetto ai consumi annuali italiani dell’11% per il primo settore e dell’8% per il secondo.

TRASPORTI: TEMPI LUNGHI PER L’INNOVAZIONE

Nel settore dei trasporti, Confindustria ritiene che una politica volta a ridurre i consumi energetici, deve proiettarsi su orizzonti di medio/lungo termine per impostare azioni e interventi. Se nel corso degli anni consumi e emissioni specifiche si sono ridotti soprattutto per i miglioramenti tecnologici dei veicoli e della qualità dei combustibili, l’applicazione delle tecnologie per la mobilità che utilizzano i combustibili alternativi richiede tempi lunghi di sostituzione tecnologica e, in diversi casi, interventi infrastrutturali di base. In attesa di promettenti sviluppi sul lato di combustibili più puliti e di motorizzazioni elettriche, Il Centro studi Confindustria confida in un ricambio del parco circolante con veicoli EURO 6, veicoli a GPL, metano, GNL e veicoli ibridi per abbattere la CO2 e gli altri inquinanti nei trasporti con effetti immediati.

TERZIARIO: NECESSARI 17,5 MILIARDI DI INVESTIMENTI

Anche nel settore terziario si può intervenire con interventi di efficientamento energetico, partendo da scuole, uffici, centri commerciali, alberghi, istituti bancari. Gli investimenti da sostenere per questi interventi si stimano in 17,5 miliardi di euro l’anno, a fronte dei quali si prevede un risparmio energetico potenziale al 2020 pari a circa 17.229 GWh/anno, equivalenti a 1,48 Mtep/anno.

È proprio per rispondere alla decarbonizzazione del sistema energetico in presenza di un vincolo alle emissioni nazionali al 2030, come previsto dalla Commissione Europea, dice Confindustria, che occorre attivare apposite policy per il sostegno dell’efficienza energetica. E l’obiettivo di una riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 sarà perseguibile soprattutto grazie al settore civile.

LE RICADUTE ECONOMICHE DELL’EFFICIENZA ENERGETICA

In termini economici, ipotizzando misure per sostenere la domanda e incentivi adeguati a rilanciare l’offerta di tecnologie, gli effetti sul sistema economico italiano sarebbero molto significativi: la domanda finale al 2030 aumenterebbe di 543 miliardi di € e ciò implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 1.019 miliardi € (1,9% medio annuo, 867 miliardi al netto dei beni intermedi importati), un’occupazione più elevata di 5,7 milioni di Unità lavorative per anno (+1,4%) e un incremento del valore aggiunto di 340 miliardi € (+1,4% medio annuo).

Tenuto conto degli effetti netti sul bilancio statale – ritenuti positivi per 69,1 miliardi € – e di quelli sul sistema energetico, in termini di riduzione della fattura energetica e CO2 risparmiata – valutati in 37,7 miliardi € – lo studio di Confindustria stima che l’aumento della domanda, se catturato interamente dalla produzione nazionale, potrebbe comportare un impatto complessivo positivo sul sistema economico per circa 106,8 miliardi €, cumulati nel periodo 2016-2030.