Efficienza: “La tecnologia non basta, ecco come imparare a usarla”

Intervista a Marco Borgarello, responsabile Rse per il settore efficienza energetica: “Siamo partiti dagli studi di economia comportamentale di Richard Thaler per mettere a fuoco i metodi necessari a massimizzare i risultati”

Quello che in questo momento state leggendo è un magazine che mette al centro della sua attenzione la ricerca di sistema, cioè una ricerca scientifica mirata a produrre risultati concreti. E perciò è interessante ospitare qui un contributo che, proprio con questa chiave di lettura, analizza non le performance del silicio cristallino o la trasmittanza di un materiale, ma le reazioni psicologiche dei consumatori, un elemento spesso sottovalutato negli scenari previsionali sullo sviluppo delle nuove tecnologie.

“Siamo partiti dagli studi di economia comportamentale di Richard Thaler, cioè dall’idea di mettere in discussione il primato assoluto dell’homo economicus, dell’individuo ideale perfettamente razionale e sempre orientato nelle sue scelte dalla cura dei propri interessi”, spiega Marco Borgarello, responsabile Rse per il settore efficienza energetica. “La realtà è diversa: molto spesso i comportamenti dei consumatori sono anomali e non prevedibili in base al modello della pura convenienza. E dunque, per ottenere i migliori risultati dalle tecnologie disponibili, bisogna imparare a farle apprezzare a chi le usa: un processo che non è affatto automatico”.

Queste considerazioni sono nate analizzando l’andamento dei consumi, ad esempio, in un parco auto a bassissimo impatto ambientale. Se si compra una macchina ibrida in sostituzione di un diesel, certamente si abbattono le emissioni per ogni chilometro percorso, ma se i chilometri raddoppiano – magari per la convinzione di poter girare senza inquinare – la situazione del traffico certamente non migliora.

“Noi abbiamo fatto uno studio,basato sui dati Istat sulle spese domestiche, che ci ha permesso di profilare 12 tipologie di famiglia”, continuaBorgarello. “Attraverso vari indicatori – tra cui la regione di appartenenza, la consistenza del nucleo abitativo, la propensione a spendere, la tipologia della casa – si riesce a stabilire qual è la spesa annuale di consumo per l’energia in una determinata famiglia. Se chi gestisce le bollette di quella famiglia scopre di essere sopra la media,possiamo fargli scattare il campanello di allarme”.

Questo campanello viene attivato da ragioni oggettive e psicologiche. Quelle oggettive riguardano il possibile guadagnoinnescato da un comportamento virtuoso. Secondo i calcoli di Rse, una famiglia italiana tipo, due genitori e un figlio, spende circa 1.500 euro per l’approvvigionamento energetico annuo (un terzo per l’elettricità, il resto per il condizionamento dell’aria). Ovviamente è una media fatta bilanciando gli estremi: chi spende troppo con un comportamento adeguato può risparmiare fino a 500 euro l’anno.

A queste ragioni oggettive si sommano quelle psicologiche che fanno leva sull’emulazione. All’utente viene offerto un confronto diretto: gli altri nelle tue condizioni, quindi buona parte dei tuoi vicini di casa, spendono X per avere le stesse prestazioni energetiche che utilizzi. Tu invece spendi X più Y. Vuoi eliminare dalle tue spese la voce Y? Puoi farlo, basta seguire le nostre indicazioni.

Per raggiungere l’obiettivo si può utilizzare un software che Rse si appresta a mettere sul mercato. In pratica sono poche domande che riguardano le bollette e gli elettrodomestici: dalle risposte si riesce a capire quali sono i punti critici dei consumi energetici. Può essere un frigorifero troppo vecchio. O una lavatrice usata in maniera inappropriata, per esempio non a pieno carico. Oppure l’abitudine di uno dei membri della famiglia a passare un tempo eccessivo sotto la doccia.

“Il software consente di misurare i benefici economici che derivano da ogni correzione degli errori”, aggiunge Borgarello. “A questo punte l’utente è in grado di scegliere in maniera consapevole. Tenendo conto dei vantaggi materiali che può ottenere e dello spirito di emulazione che scatta, è ragionevole pensare che la metà dei consumatori che sta sotto il benchmark, cioè quella che spreca di più, sia spinta a rivedere le sue abitudini producendo, come conseguenza indiretta, un consistente vantaggio collettivo in termini di efficienza di sistema e di emissioni inquinanti evitate”.