Energivori: le priorità della ricerca europea per l’efficienza nell’industria

Energivori: facciamo il punto sulle scelte di intervento per la ricerca europea con Alessandro Federici dell’Enea che ha contribuito alla definizione del Piano di implementazione europeo per la ricerca e l’innovazione nel settore dell’efficienza energetica nell’industria.

Quali sono i settori energivori considerati prioritari in ambito UE per conseguire maggiori risparmi energetici?
Partendo dagli Issues Paper della Commissione Europea del gennaio 2016, stakeholder e delegati dei Paesi membri sono stati consultati per concordare priorità e obiettivi per rendere l’industria dell’UE più efficiente dal punto di vista energetico. Per massimizzare l’impatto della R&S, il primo obiettivo è stato quello di individuare le tecnologie specifiche di settore con il maggiore potenziale di risparmio energetico, dando la priorità ai comparti più energivori: siderurgia, fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici pesano percirca il 38% dei consumi energetici finali dell’industria europea, e per circa il 45% del potenziale di risparmio energetico conseguibile attraverso investimenti con tempi di ritorno di al massimo due anni. Alle tecnologie specifiche per i citati comparti più energivori, sono state aggiunte quelle trasversali per il recupero del calore, arrivando a tre macro-gruppi di tecnologie sui quali focalizzare l’attenzione: siderurgico, chimico e farmaceutico, recupero del calore. Fonte: SETIS

Quali obiettivi sono stati individuati? che tipo di benefici in termini di riduzione dei gas serra comporterebbero?
Per ognuno dei tre macro-gruppi citati in precedenza sono state individuate una serie di tecnologie attualmente esistenti ma ancora non economicamente convenienti per il mercato industriale: per ciascuna di esse l’obiettivo posto è al momento soltanto in termini di miglioramento del cosiddetto coefficiente TRL (Technology Readiness Level), cioè il livello di maturità della tecnologia. In quasi tutti i casi dovrà arrivare almeno al livello 8, cioè la fase successiva a quella di prototipo in cui le tecnologie entrano nella fase di produzione: in molti casi si parte da tecnologie per cui il relativo prototipo è stato già testato in ambito industriale (TRL 6), e in tutti i casi è stato stimato, almeno in via preliminare, il budget necessario per raggiungere l’obiettivo grazie a progetti di ricerca mirati.
In diversi casi è stato valutato anche l’impatto atteso in termini di riduzione dei consumi di energia primaria e di emissioni di CO2 evitate. In un paio di casi,  relativi alla produzione di acciaio, la riduzione di emissioni delle nuove tecnologie arriva fino all’80% rispetto a quelle mediamente utilizzate oggi nel comparto.

Sono state stanziate risorse specifiche per la ricerca sull’efficienza nell’industria e nei settori energy intensive?
Molte delle attività di ricerca attualmente in corso per le varie tecnologie individuate sono finanziate attraverso progetti europei che ricadono nelle varie call di Horizon 2020, il programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione. Continuerà ad essere questo il principale canale, considerato che la nuova stagione di programmazione 2014-2020 ha destinato all’energia circa 25 miliardi di euro e che, per la prima volta, una parte di questi fondi è stata destinata alla sinergia con le priorità del SET Plan. L’Italia, dal canto suo, con il Programma Nazionale della Ricerca 2015-2020 ha individuato 12 aree prioritarie di intervento, ognuna delle quali integra organicamente la programmazione e le risorse dello Stato con quelle europee, in particolare le Politiche di Coesione e, per l’appunto, Horizon 2020, contribuendo a preparare i nostri ricercatori al confronto internazionale. Tra le 12 aree tematiche anche l’energia, considerata ad elevatissima competizione innovativa e per cui individuare dei comparti specifici in grado di promuovere la competitività dell’industria italiana, consolidando il binomio industria-energia proprio grazie alle opportunità dell’efficienza energetica.

L’Italia come si situa nel quadro europeo? Quali sono i settori che negli ultimi anni hanno fatto registrare i miglioramenti più significativi?
Facendo riferimento agli indicatori di efficienza energetica calcolati nell’ambito del progetto ODYSSE-MURE, adottati ufficialmente dalla Commissione UE come base statistica conoscitiva per le politiche energetiche comunitarie, l’Italia si colloca tra i primi Paesi europei nel trend del miglioramento dell’efficienza energetica nell’industria a partire dal 2000

Per il manifatturiero italiano, adottando l’intensità energetica come indicatore di efficienza energetica e fissando il 1995 come anno base, la performance migliore è stata registrata per il settore del tessile, con una riduzione costante dell’energia consumata per unità di prodotto: oltre il 60% nell’arco degli ultimi 20 anni. In generale, a partire dalla metà degli anni Duemila, che corrisponde non a caso a quando è stato introdotto il meccanismo di incentivazione dei Certificati Bianchi, si può evidenziare un trend decrescente per tutti i principali comparti del manifatturiero