Gianni Silvestrini, Gbc: “Il patrimonio edilizio è il nostro shale gas”

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l pressing a sostegno di obiettivi più avanzati di efficienza energetica sta crescendo. L’ultima prova è venuta dalla comunicazione della Commissione europea “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti” del luglio scorso; e dalla crescita in Italia del numero di edifici certificati e registrati LEED (244 per una superficie totale di 3,6 milioni di metri quadri). Proprio dal settore edilizio, e in particolare dagli interventi di retrofit per migliorare la qualità del patrimonio esistente, potrebbe venire una robusta spinta in direzione del miglioramento dell’efficienza energetica. Con che vantaggi?
“Per avere un’idea delle potenzialità di questo settore bisogna pensare che, oltre all’interesse per gli obiettivi di risparmio legati all’efficienza, nel caso di edifici non residenziali entra in campo un altro fattore di importanza primaria”, risponde Gianni Silvestrinipresidente del Gbc – Green Building Council. “Parlo dell’aumento della produttività del lavoro legato al comfort dell’edificio: l’illuminazione naturale, la migliore qualità dell’aria, il maggiore benessere possono far aumentare la produzione anche 1 o 2 punti percentuali”.

Finora però l’attenzione, con gli ecobonus, si è concentrata soprattutto sulle abitazioni.
Per l’Italia è arrivato il momento di un upgrading nella modalità di sostegno delle iniziative che si vogliono incentivare. Gli sgravi fiscali al 55% per gli interventi di ristrutturazione energeticamente avanzata hanno funzionato bene, ma ora bisogna fare il passo successivo. Si deve intervenire non più solo sui singoli appartamenti ma sugli edifici. Questo permetterebbe di fare un salto di qualità: si possono adottare tecniche di intervento, come il cappotto esterno per la coibentazione, che consentono di arrivare a incrementi di efficienza anche del 75 %. E’ la riqualificazione spinta che l’Unione europea sollecita.

I tempi di questo rilancio?
L’Italia avrebbe dovuto presentare entro il 30 aprile scorso un documento sulla road map al 2020 per la riqualifìcazione del parco edilizio. La linea di sviluppo è quella indicata dalla Germania con un recupero del parco edilizio che arriva al 2% annuo. Dobbiamo raddoppiare la velocità.

E’ possibile farlo?
Non solo è possibile ma anche conveniente da tutti i punti di vista. Innanzitutto da quello energetico e ambientale, visto che il risparmio è netto e comporta un crollo delle emissioni serra. Poi da quello occupazionale: si potrebbe arrivare a 400 mila posti di lavoro, compreso l’indotto entro il 2017.

Allora cos’è che frena? Quali sono le difficoltà che rallentano il progetto?
Le difficoltà riguardano gli strumenti da adottare, strumenti che sono essenzialmente di carattere finanziario. Ci vogliono modalità innovative che facciano coincidere l’interesse privato con quello pubblico: il pubblico mette le garanzie, il privato gli investimenti. Il Green Building Council spinge in questa direzione anche perché questo genere di interventi ha un forte carattere anticiclico. Il patrimonio edilizio è il nostro shale gas, la risorsa nazionale che possiamo attivare per contrastare una situazione di grande difficoltà economica.

A cura della Redazione