Grazie ai rifiuti urbani, il biometano potrebbe alimentare 100.000 automobili

Centomila automobili sottratte all’obbligo di fare il pieno con i combustibili fossili, circa l’equivalente delle macchine che girano a Rieti o a Nuoro. E per ogni macchina un bonus di 2.200 euro l’anno. Possibile? Sì, possibile secondo un’elaborazione di WAS – Waste Strategy, il think tank promosso dalla società di consulenza energetica e ambientale Althesys, che renderà noto a fine novembre il rapporto annuale sulle strategie di gestione dei rifiuti.

“In Italia”, spiega Alessandro Marangoniamministratore delegato di Althesys, “nel 2014 si è registrata una produzione di rifiuti urbani pari a circa 29,6 milioni di tonnellate. La frazione organica di questi rifiuti è pari a 10,5 milioni di tonnellate, ma se ne raccolgono in maniera separata solo 5,7 milioni, poco più della metà, soprattutto nel Centro Nord”. Se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani venisse raccolta, gli impianti esistenti di compostaggio e digestione anaerobica non ce la farebbero: sarebbero in grado di trattare solo una parte di questo potenziale. Rimarrebbero circa 2,7 milioni di tonnellate non trattate. E dunque bisognerebbe costruire nuovi impianti.

“Ipotizzando che gli investimenti in questi nuovi impianti siano dedicati al biometano”, prosegue Marangoni, “si avrebbe una produzione di circa 205,2 milioni di metri cubi di biometano. Con questo carburante si potrebbero percorrere circa 2 miliardi di chilometri annui, quanto basta per alimentare 100 mila auto nell’ipotesi di una percorrenza media annua di 20.000 chilometri. Ipotizzando che il prezzo alla pompa del biometano sia uguale a quello attuale del metano, il risparmio per un automobilista medio rispetto a un’auto a benzina sarebbe di circa il 60%, cioè 2.200 euro all’anno”. A questi vantaggi vanno aggiunte le ricadute occupazionali prodotte dal circuito virtuoso creato da una migliore gestione dei rifiuti e il miglioramento della qualità dell’aria, con i benefici sanitari connessi. Il biometano infatti produce una quantità nettamente inferiore di polveri sottili – precisa il Was – e le PM10, le polveri con un diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro, sono tra le principali responsabili dell’inquinamento atmosferico che costa la vita a più di 400 mila persone l’anno nell’Unione europea secondo i calcoli dell’Agenzia europea dell’ambiente.