Green Energy Storage: le nuove batterie fatte con il rabarbaro

Fa sempre notizia una operazione di equity crowdfunding che in poche ore raccoglie 500 mila euro. Segno che gli investitori hanno colto la portata del progetto che l’ingegner Salvatore Pinto, presidente di Green Energy Storage, intende promuovere nel campo dei sistemi di storage. Un’avventura cominciata nel 2015 con un accordo di licenza esclusiva su una scoperta dell’Università di Harvard e che ha portato oggi la società Green Energy Storage allo sviluppo di un sistema di accumulo a flusso basato su una molecola organica, il chinone, estraibile dal rabarbaro e da altri vegetali.Tra i punti di forza versatilità d’uso e riduzione dei costi ambientali. Oggi il mercato globale dei sistemi di accumulo di energia elettrica basati sulla batteria a flusso è ancora alle fasi iniziali del suo sviluppo ma si configura come una delle tecnologie più promettenti, con un impatto economico globale stimato in circa 34 miliardi di dollari entro il 2023.

GREEN ENERGY STORAGE: I VANTAGGI DEI SISTEMI A FLUSSO

Ingegner Pinto, quali sono i vantaggi dei sistemi a flusso rispetto ai tradizionali sistemi solidi o semi solidi? E quali sono le loro caratteristiche?
I sistemi a flusso sono caratterizzati dal fatto che le parti di energia e potenza sono separate, a differenza di quanto avviene nei sistemi solidi. Ciò comporta principalmente due cose: la prima ha a che vedere con la sicurezza; a differenza dei sistemi solidi le batterie a flusso lavorano a temperatura ambiente, evitando problemi di surriscaldamento potenzialmente pericolosi. La seconda caratteristica è che si tratta di sistemi modulari e quindi facilmente scalabili dalla dimensione per il domestico a quella per edifici o agglomerati e anche applicazioni per campi di fotovoltaico o eolico. Se una maggiore capacità viene richiesta dall’utilizzatore, non si deve fare altro che aggiungere un ulteriore modulo al sistema.

In che maniera la tecnologia utilizzata garantisce una notevole durata del sistema, a differenza dei tradizionali sistemi al litio?
Anche qui le differenze sono sostanzialmente due: in caso di guasto di alcune componenti è sufficiente provvedere alla loro sostituzione, senza rimpiazzare l’intera batteria. Cosa che non può avvenire col litio in cui la batteria è sostanzialmente sigillata in un un’unica componente. La seconda differenza è che nel momento in cui l’elettrolita esaurisce i propri cicli di vita è sufficiente provvedere ad un refill della soluzione liquida per riavviare la durata della batteria, estendendone di volta in volta la vita utile.

I BENEFICI PER L’AMBIENTE

Perché l’utilizzo di una  molecola organica rappresenta un elemento di discontinuità? E che caratteristiche presenta il chinone? Sono significati i risparmi?
L’utilizzo di una molecola organica è un enorme elemento di discontinuità. Gli attuali sistemi, basati principalmente su litio e vanadio, sono caratterizzati non solo da notevoli costi di estrazione e da situazioni di monopolio legate alla scarsità e concentrazione in determinati paesi delle materie prime, ma hanno un pessimo impatto sull’ambiente. Il paradosso è quello di produrre energia in modo pulito ed immagazzinarla con un costo ambientale elevatissimo, per le popolazioni dei luoghi in cui vengono estratti i materiali in primo luogo, e per l’intero ecosistema nel momento in cui si vanno a smaltire i sistemi arrivati a fine vita. Il chinone è una molecola organica, estraibile da vegetali, dagli scarti del petrolio e producibile in via sintetica. Tutte le differenze appena descritte rispetto ai materiali attualmente utilizzati sul mercato comportano risparmi significativi tanto economici, quanto ambientali.

Quali possono essere i casi di utilizzo di un sistema di accumulo a flusso?
I sistemi di accumulo a flusso sono modulari e quindi fortemente scalabili. Possono essere utilizzati in ambito domestico per raggiungere l’indipendenza energetica dalla rete, ma anche per building di grandi dimensioni o per aziende energivore che siano dotate di impianti di fotovoltaico o mini eolico. Le applicazioni possono però arrivare anche a capacità di megawatt ed interessare grandi impianti di rinnovabili per ottimizzarne la produzione, fino ad applicazioni in grid per aumentare la flessibilità della rete.

COMMERCIALIZZAZIONE NEL 2018

Siete partiti da un esperimento su piccola scala condotto dall’Università di Harvard in un prototipo pienamente funzionante, presentato a dicembre 2016, nel suo formato da 3kW. Green Energy Storage ha già siglato accordi di test con Sorgenia e Romande Energie e partnership per lo sviluppo del prodotto con Industrie De Nora, leader mondiale nella produzione degli elettrodi. Quando ritiene che i sistemi Green Energy Storage potranno venire commercializzati? E a quali costi?
I nostri sistemi verranno commercializzati a partire dal 2018. Gli attuali prezzi di mercato sono variegati e dovuti spesso a strategie commerciali per acquisire quote di mercato, mercato che è agli inizi ma che avrà una diffusione e crescita sempre maggiore. Per questo motivo Green Energy Storage ha puntato su un’architettura e delle chimiche innovative che ci permetteranno di essere competitivi già dal prossimo anno, ma di raggiungere anno su anno target di costo sempre migliori, fino ad arrivare alla leadership di mercato, stimato nel 2020 a 200 $/kwh.