Idrogeno, la spinta Iea: “I governi accelerino gli investimenti”

Il direttore Birol: ridurre le barriere che frenano la crescita dell’idrogeno per raggiungere le emissioni zero entro il 2050

Per rispettare l’impegno di emissioni globali azzerate entro il 2050, serviranno investimenti per 1.200 miliardi di dollari per lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie dell’idrogeno, ma attualmente a livello nazionale i governi hanno comunicato impegni per 37 miliardi di dollari mentre il contributo del settore privato dovrebbe ammontare a 300 miliardi. Lo afferma l’Agenzia internazionale per l’energia nel nuovo rapporto annuale Global Hydrogen Review 2021 sulla situazione nei paesi del G20 invitando i governi ad agire “più velocemente e in modo più deciso” per consentire all’idrogeno a basse emissioni di carbonio di realizzare il suo potenziale per aiutare il mondo a raggiungere emissioni nette pari a zero, sostenendo la sicurezza energetica.

Quando l’Aie ha pubblicato il suo primo rapporto speciale sul futuro di questo vettore energetico per il G20 nel 2019, solo Francia, Giappone e Corea avevano strategie per l’uso dell’idrogeno. Nel 2020, riconosce il rapporto, 17 Paesi hanno pubblicato piani per l’uso e lo sviluppo dell’energia a idrogeno, altri 20 hanno annunciato pubblicamente che stanno lavorando per sviluppare strategie e numerose aziende stanno cercando di sfruttare le opportunità di business del settore. Ma il gap di investimenti è ancora notevole.

“Attualmente – sottolinea l’Aie – la produzione globale di idrogeno a basse emissioni di carbonio è minima, il suo costo non è ancora competitivo e il suo utilizzo in settori promettenti come l’industria e i trasporti rimane limitato, ma ci sono segnali incoraggianti per un significativo calo dei costi e una diffusa crescita globale”. Il direttore dell’Aie Faith Birol ha detto che “i governi devono intraprendere azioni rapide per ridurre le barriere che frenano la crescita dell’idrogeno, fondamentale se il mondo vuole raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”. Ha riconosciuto che “in passato abbiamo già registrato false partenze sull’idrogeno, quindi non possiamo dare per scontato il successo” di questa strategia. Ma questa volta, ha aggiunto, si vedono “progressi entusiasmanti” che possono “rendere l’idrogeno più pulito, più economico e più disponibile per l’uso in diversi settori dell’economia”.

Gli investimenti, sottolinea l’agenzia, “sono necessari per colmare il divario di prezzo” tra l’idrogeno prodotto con sistemi a basse emissioni di carbonio e quello prodotto da combustibili fossili. L’idrogeno prodotto con fonti rinnovabili può costare da due a sette volte di più rispetto a quello prodotto con il gas naturale senza la cattura del carbonio, afferma il rapporto. Le nuove tecnologie e le economie di scala potrebbero aiutare a colmare il divario. Diventa quindi cruciale l’apporto delle fonti rinnovabili come il solare fotovoltaico: la capacità globale degli elettrolizzatori, che producono idrogeno dall’acqua utilizzando l’elettricità, è raddoppiata negli ultimi cinque anni, con circa 350 progetti attualmente in fase di sviluppo e altri 40 progetti nelle prime fasi di sviluppo. Questi progetti dovrebbero portare la fornitura di idrogeno a 8 milioni di tonnellate all’anno entro il 2030, rispetto alle meno di 50.000 tonnellate attuali. Ma questo risultato risulta ancora un decimo di quello necessario entro il 2030 per raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Quasi tutto il consumo di idrogeno nel 2020 è nel settore della raffinazione e nell’industria. Ma potrebbe anche svolgere un ruolo importante nei settori chimico, siderurgico, dei trasporti e dell’aviazione, tutti settori in cui la riduzione delle emissioni è attualmente una sfida.

Sempre lunedì è stato pubblicato lo studio “Strategia italiana sull’idrogeno: quale impatto sul sistema elettrico?” realizzato dal Gruppo Cesi, multinazionale italiana leader nel testing e nella consulenza per il settore elettrico a livello mondiale controllata da Enel e Terna. Lo studio mira a esaminare l’impatto dell’idrogeno sul sistema elettrico italiano, al 2030, partendo dalle linee guida preliminari della Strategia Nazionale Idrogeno, elaborata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Lo studio Cesi ha evidenziato quattro possibili scenari di implementazione per la produzione, il trasporto e il consumo di idrogeno: off-grid (non connesso alla rete elettrica), decentralizzato connesso alla rete, trasporto di elettricità connesso alla rete e trasporto di idrogeno connesso alla rete.

“Dalle nostre analisi emerge che la soluzione migliore per produrre idrogeno verde in modo economicamente conveniente è quella in cui l’energia viene trasportata in forma di elettricità, lungo le dorsali di trasmissione, anziché in forma di idrogeno, lungo i gasdotti”, afferma Matteo Codazzi, amministratore delegato di Cesi. “Questo perché la rete elettrica permette di esportare il surplus di energia rinnovabile, nel caso in cui la quantità prodotta dovesse superare il consumo degli elettrolizzatori, o di sopperire, in caso di deficit, con elettricità rinnovabile prodotta in altri siti”.