Il mercato dei materiali per l’isolamento termico

Il mercato dei materiali utilizzati per l’edilizia è in continuo progresso, sia in termini di cifre che in termini di tecnologie. Per avere un’idea dei numeri che girano intorno a questo settore ci viene in soccorso il rapporto Anit 2013: “Il mercato dei materiali per l’isolamento termico, dai dati disponibili in letteratura, da ricerche di mercato di diverse fonti e da stime rispetto agli interventi di riqualificazione realizzati, risulta avere un volume annuale che si attesta per il 2012 intorno a 7.5 mln di metri cubi di materiale venduto con un fatturato complessivo di circa 600 mln di euro (…) E’ un mercato maturo sulla parte di edilizia nuova, dove gli investimenti sono in calo, ma un mercato non del tutto maturo, dal punto di vista tecnico e tecnologico, per la riqualificazione”.

Proprio Valeria Erba, presidente di Anit, ci fornisce una fotografia più nitida della situazione attuale: “I materiali utilizzati a questo scopo devono essere isolanti, devono portare a una riduzione dei consumi avendo al contempo una certa resistenza termica. Di materiali isolanti termici ce ne sono di varia natura, sono più o meno naturali perché un materiale totalmente naturale non esiste: è meglio parlare di materiali sostenibili più che naturali. I più utilizzati sono ancora quelli classici come il polistirolo e le lane minerali, le lane di rocce e le lane di vetro”. Sullo stesso tono anche l’intervento di Ance: “Tra i materiali più performanti sotto il profilo del basso consumo di energia spiccano sicuramente gli isolanti termici di nuova generazione: schermi e pannelli realizzati con varie strutture, sia naturali che sintetiche, che permettono di ridurre in modo consistente la dispersione di calore. Tuttavia va sottolineato che non basta il prodotto per ottenere i risultati migliori: sono anche, e soprattutto, la tecnologia applicativa, la progettazione e la posa in opera a far sì che un determinato materiale possa sviluppare al meglio le sue potenzialità”.

Il quadro generale delle aziende italiane che operano nel settore è stato intaccato, come ricorda Valeria Erba, dalla crisi del 2008: “Ci sono aziende produttrici un po’ in tutta Italia che si occupano di questi materiali, Rockwool è tra i leader per le lane minerali. Prima del 2008 erano ancora più numerose ma la crisi ha ridotto molto il settore. Sono rimaste le imprese più strutturate che hanno investito in ricerca e sviluppo, mentre le aziende più piccole sono state costrette a chiudere.” L’impatto di questi materiali però è davanti agli occhi di tutti: “La riqualificazione energetica di un edificio” – sostiene l’Ance –“permette di ottenere nel tempo consistenti risparmi in bolletta, soprattutto se fatta sull’intero involucro edilizio. L’utente sarà quindi ricompensato della spesa sostenuta, anche grazie al bonus fiscale del 65%. Una misura importante che sta dando ottimi risultati in termini di economia, occupazione e rispetto dell’ambiente e che speriamo venga non solo prorogata, come è previsto nella legge di stabilità, ma resa strutturale nel tempo”. Sempre il rapporto Anit 2013 ci fornisce un po’ di numeri sulla riduzione di costi operativi di edifici riqualificati: 1.220 euro all’anno (19% di combustibile risparmiato) non spesi su una villa singola di 193 m² isolata a cappotto (ritorno dall’investimento in nove anni); 4.500 euro all’anno (13% di combustibile risparmiato) non spesi su un edificio industriale di 1520 m² coperto da pannelli isolanti (ritorno dell’investimento in 7 anni). Ovviamente anche in questo campo bisogna sapersi muovere e riconoscere un prodotto di qualità da uno scadente.“Bisogna fare attenzione ai materiali meno utilizzati perché ancora non del tutto sperimentati: quelli tradizionali ormai sono conosciuti bene perché usati da anni”, conclude Valeria Erba. “Ogni materiale deve poi essere applicato nella maniera più idonea. Sui materiali più utilizzati come poliuretano, polistirolo, lane minerali e sughero esiste dal 2003 l’obbligo del marchio CE. Ma spesso vengono venduti pannelli non marcati CE e fabbricati all’estero a prezzi bassissimi: influiscono sul mercato abbassando la qualità media”.

A cura di Marco D’Amato