Il progetto SIRRCE

Intervista a Daniele Novati, responsabile sviluppo dispositivi di protezione dell’azienda.

È terminato ufficialmente da poche settimane il progetto SIRRCE, costato complessivamente 2.160.624 €, con la Bticino S.P.A. nelle vesti di capofila.

Qual è l’idea di base da cui siete partiti?
In Italia il consumo giornaliero tende spesso a raggiungere o anche a superare il limite assicurato da un contratto tipo da  3-4.5 kw: quindi c’è l’esigenza di un controllo automatico per evitare che si verifichi un black-out domestico. Il nostro sistema si accorge che il limite sta per essere superato e, in funzione di alcune priorità preimpostate dal consumatore, decide di staccare alcune utenze, ovviamente non essenziali; appena torna una certa disponibilità energetica le utenze vengono ricollegate.

Come nasce e come si sviluppa il progetto SIRRCE?
L’acronimo SIRRCE sta per SIstema per la Razionalizzazione energetica Residenziale con integrazione del Condizionamento Estivo. Nasce in risposta a un bando nato nel 2009 e poi approvato ufficialmente nel 2010: un iter burocratico piuttosto accidentato che ha comportato ritardi nel finanziamento e qualche difficoltà per le università coinvolte nel lavoro. Il progetto aveva come scopo lo sviluppo di un sistema di gestione dell’energia per uso residenziale, con apertura verso il terziari: abbiamo puntato sull’integrazione delle pompe di calore per il condizionamento estivo e per il riscaldamento e su un’interfaccia utente più semplice da usare, tenendo conto della generazione locale di energia e di eventuali accumuli. Con noi hanno collaborato cinque gruppi universitari*.

Uno dei punti cardine del progetto è dunque costituito dall’utilizzo delle pompe di calore.
Esattamente. Nel nostro sistema abbiamo inserito anche le pompe di calore ed è una grande novità perché ad oggi non ci sono sistemi che le integrino. E il motivo è semplice: normalmente non possono essere staccate dal sistema automatico perché se si spengono non si possono riattivare se non con l’azione dell’utente. Il nostro sistema vuole invece  integrare la gestione delle pompe di calore in modo tale da amministrarle automaticamente sia per la riduzione dei consumi che per il ripristino della funzionalità normale senza che l’utente debba agire manualmente.

Anche l’interfaccia utente riveste una notevole importanza.
Bisogna utilizzare sistemi semplici da usare, come il touch-screen con informazioni chiare: così si rende evidente cosa sta accadendo, si danno informazioni sui consumi e si crea una serie storica che mostra come ottimizzare i comportamenti per  ridurre i consumi. Inoltre ci potrebbero essere produzioni locali di energia, ad esempio pannelli fotovoltaici, quindi vogliamo cercare di sfruttare al meglio l’energia autoprodotta. Ad esempio, durante il giorno le abitazioni sono spesso vuote e i maggiori consumi avvengono di sera, almeno durante la settimana. Usando l’energia autoprodotta si può attivare un po’ prima l’impianto di condizionamento, quando non ci sono altri consumi, pre-condizionando la casa e risparmiando così energia.
Ci sono già possibili ricadute industriali per il progetto?
Le idee che erano alla base della nostra sperimentazione sono state confermate e sappiamo bene che il mercato chiede applicazioni di questo genere. Anche se per ora non abbiamo un prodotto finito, a causa di ritardi dovuti ad altre attività prioritarie,  la sua immissione nel mercato fa parte dei nostri obiettivi un po’ più a lungo termine.

 

*Al progetto hanno collaborato: Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione dell’Università degli Studi dell’Aquila, Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni dell’Università di Palermo, Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno, Dipartimento di Ingegneria Astronautica Elettrica ed Energetica dell’Università di Roma La Sapienza e Dipartimento di Ingegneria Elettrica del Politecnico di Torino.

A cura della redazione