Isolatori sismici e sistemi di dissipazione: l’innovazione al servizio della ricostruzione

urtroppo il quadro per questa sperimentazione scientifica è perfetto. Purtroppo perché il laboratorio è a cielo aperto, circondato da molta sofferenza: nell’Italia centrale il terremoto ha spianato interi paesi. È stata una tragedia, ma ora può diventare l’occasione per ricostruire gli abitati con metodi che garantiscano la sicurezza antisismica e al tempo stesso l’abbattimento degli sprechi energetici. Con quali tecniche? Con quali materiali?
“Proprio partendo dai paesini completamente distrutti e dal desiderio di vederli rinascere dobbiamo puntare a un livello sicurezza e di efficienza energetica che oggi è possibile grazie alle nuove tecnologie”, risponde Paolo Clemente, responsabile del laboratorio “Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti” dell’Enea. “Cominciamo con la sicurezza. Costruendo ex novo si possono utilizzare con facilità tecniche molto efficaci come gli isolatori sismici e i sistemi di dissipazione dell’energia. Sono interventi che consentono di raggiungere un grado di sicurezza molto elevato: se ben progettato, un edificio con queste caratteristiche può uscire da un terremoto anche di forte intensità senza un graffio”

Isolatori sismici e dissipatori di energia. Non si può dire che gli italiani abbiano confidenza con questi termini. Nelle cronache del dopo disastro in genere si parla di solai malfatti e cemento armato di cattiva qualità.
“Perché, come ho detto, si tratta di tecniche nuove. Anche se sono state sperimentate con successo in California e in Giappone, cioè in Paesi molto sismici e con una buona confidenza nella tecnologia. È giusto comunque rendere semplici questi concetti per cercare di diffondere l’uso di sistemi che possono salvare molte vite. Per visualizzare l’idea di un isolatore si può pensare a una grossa forma di parmigiano che si inserisce nelle fondamenta. È fatta di gomma armata, cioè con strati di acciaio, deformabile sotto l’azione dell’energia sismica che in questo modo viene in parte assorbita: l’edificio così protetto oscilla molto più lentamente di quanto farebbe senza gli isolatori. I dissipatori invece sono strutture che lavorano come una sfera che si muove all’interno di una superficie concava: in questo caso l’edificio si solleva leggermente assorbendo l’urto”.

E il costo?
“Se si progetta bene non ci sono incrementi di costo. La normativa italiana consente di operare risparmi nella fase di costruzione proprio perché c’è una maggiore garanzia alla base: si spende di più nelle fondamenta e meno nello sviluppo in altezza. Naturalmente inserire isolatori e dissipatori su un edificio esistente è molto più complesso e costoso”.

Nelle case che vanno rafforzate che materiale conviene usare?
“Innanzitutto è importante la forma dell’edificio: per resistere meglio deve essere compatta, regolare. Nei paesi colpiti dall’ultimo sisma in genere parliamo di case di piccole dimensioni, diciamo da uno a tre piani. In questi edifici tutti gli elementi devono essere ben collegati per collaborare nell’opera di dissipazione dell’energia sismica, in modo che l’eventuale danno sia distribuito e non si concentri su un solo punto rischiando di creare un crollo con effetto domino. Se poi parliamo di scuole, ospedali, centri della protezione civile il livello di sicurezza deve essere massimo: in caso di edifici moderni con caratteristiche non soddisfacenti, va seriamente presa in considerazione l’ipotesi di abbattere e ricostruire”.

Riguardo all’aspetto energetico come giudica i nuovi materiali naturali? Ad esempio i mattoni in canapa o l’isolamento in lana di pecora.
“Li considero molto promettenti e le prestazioni sono valide. Ma non esistono ancora i volumi e le competenze operative per pensare a un uso tanto massiccio da permettere la ricostruzione di un intero paese. Il legno sarebbe un ottimo materiale sia per le prestazioni sia perché un edificio costruito con questo materiale pesa un terzo di uno in cemento armato, ma richiede una certa manutenzione per evitare gli ammaloramenti”.