La Ricerca di Sistema, verso partnership pubblico-private

Intervista ad Alberto Biancardi – AEEG

In un sistema energetico che ha assoluto bisogno di vedere aumentare l’efficienza e diminuire i prezzi, garantendo al tempo stesso la massima sicurezza in termini di possibilità di approvvigionamento e di tutela del consumatore e dell’ambiente, la ricerca può giocare un ruolo fondamentale. Con quali prospettive? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Biancardi, componente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas ed ex direttore generale della Cassa Conguaglio per il Settore Elettrico.

Come è cambiato in questi ultimi 2 anni il sistema elettrico?
“Il sistema è cambiato molto rapidamente, più di quanto pensassimo, e – per certi aspetti – addirittura più di quanto stimassero gli stessi operatori attivi nelle nuove tecnologie. Soprattutto grazie all’ingente entità degli incentivi riconosciuti, i costi di produzione di energia da fonti rinnovabili sono diminuiti drasticamente. Il confronto fra i dati utilizzati in sede di predisposizione del cosiddetto pacchetto energia ambiente comunitario e la dinamica reale dei costi mostra differenze talora fortissime”.

Secondo lei come si assesterà il sistema elettrico italiano nei prossimi anni, in uno scenario 2020?
“Difficile dire se la dinamica registrata nel recente passato continuerà o meno. Oggi siamo arrivati a un livello di incentivi in tariffa difficilmente sopportabile e ancor più difficilmente incrementabile. Gli stessi portatori di interessi attivi nel settore delle nuove tecnologie sono consci di ciò e chiedono più libertà di installazione con i relativi incentivi impliciti che nuove misure di finanziamento esplicito. Noi, come Autorità per l’energia, stiamo tentando il più rapidamente possibile di adattare le regole di mercato per far convivere i due tipi di produzione, da fonte convenzionale e rinnovabile. I nostri documenti in tema di sistemi di distribuzione chiusi, di sistemi semplici di distribuzione e consumo, di riforma delle tariffe di distribuzione e di remunerazione della capacità lo testimoniano”.

Che ruolo può avere la ricerca italiana in questo quadro? E la ricerca di sistema quanto peserà?
“La ricerca ha un ruolo essenziale. Fra i vari temi, mi sembra che rivesta particolare priorità lo studio di tutti quei dispositivi – che utilizzano le tecnologie informatiche e non solo – utili a un più agevole inserimento delle nuove fonti di produzione e dell’efficienza energetica nei sistemi in uso. Questo è un tema che, tra l’altro, appare di più facile trasposizione a livello industriale, vista la struttura del nostro sistema imprenditoriale. Per questo motivo, la Ricerca di Sistema deve continuare a favorire la partecipazione di compagini miste e l’accesso ai fondi tramite procedure di bando aperte, garantendo competizione e crescita in linea con i segnali di mercato”.

La CCSE ha un delicato compito di controllo. Sono sufficienti gli strumenti normativi esistenti o ci sono ancora dei traguardi da raggiungere, in questo campo?
“Il compito della CCSE si caratterizza per garanzia di terzietà e specializzazione tecnico – amministrativa nella gestione dei fondi. Peculiarità queste che permettono la conferma della piena fiducia da parte dell’Autorità nella prosecuzione – anche in un’ottica di maggior respiro – delle attività svolte dall’ente in materia di verifiche e di diffusione dei risultati. In questo ambito c’è apertura per ragionare in termini di alta programmazione. In tal senso, si auspica che siano realizzate alcune riforme della normativa utili alla semplificazione dei processi, alla programmazione delle attività e al perfezionamento delle procedure di selezione per l’assegnazione dei fondi. In presenza di detto cambiamento – ad invarianza del peso sull’utente finale – potrebbe anche essere ipotizzabile un allineamento della componente tariffaria A5. Si pensi che ad oggi ogni famiglia contribuisce al progresso del sistema con soli 32 centesimi di euro l’anno che permettono però di alimentare il Fondo con circa 42 milioni di euro per esercizio”.