Merano, la bioclimatica sceglie il legno

Un concreto esempio di Near Zero Energy Building in Italia è la nuova sede della Naturalia-BAU, azienda altoatesina che si occupa di prodotti e materiali edili a basso impatto ambientale: l’obiettivo era quello di dotarsi di un edificio commerciale a zero emissioni di CO2, integrando elementi di architettura bioclimatica con tecnologie di conversione energetica a elevata capacità e con fonti rinnovabili.

La struttura occupa circa il 50% di un edificio che era stato costruito nel 2008 vicino a Merano (BZ) e si sviluppa su tre piani per una superficie abitabile di circa 750 m2.. La parola d’ordine “zero CO2” è stata pensata non solo per l’ufficio a piena operatività, ma anche per il bilancio della fase di realizzazione del progetto: l’intero complesso infatti è in legno, escluse le fondazioni e lo scheletro delle scale interne in calcestruzzo armato.
Il primo problema da risolvere è stato quello delle temperature mediamente molto rigide che si registrano in zona e della non ottimale esposizione dell’edificio che guarda verso Nord-Est: particolarmente curato quindi è stato il sistema di isolamento, ottenuto tramite materiali e spessori opportuni utilizzati per fondazioni, pareti e solai. Per il rivestimento interno delle pareti si è scelta la soluzione dell’argilla, materiale naturale con un’elevata capacità di assorbimento e neutralizzazione degli odori, perfetto per stabilizzare il livello di umidità dell’aria. Anche i vetri sono stati selezionati per ridurre al massimo le dispersioni termiche: il fabbisogno energetico per il riscaldamento risulta così inferiore a 10kWh/m2.

Si è poi affrontato il problema del bilancio energetico analizzando i tre tipi di consumo: termico, frigorifero ed elettrico. Il primo viene soddisfatto grazie a un sistema di distribuzione del calore a bassa temperatura imperniato su pannelli radianti a parete nel secondo piano e a pavimento nel primo e nel terzo piano.
Per il fabbisogno frigorifero viene utilizzato un sistema di ventilazione forzata a doppio flusso con recupero termico, adoperato dodici mesi all’anno per garantire un buon ricambio d’aria e particolarmente sfruttato durante le mezze stagioni per il free cooling notturno, sfruttando la differenza di temperatura con l’esterno. Inoltre caldo e freddo sono assicurati da due pompe geotermiche a testa, di 35 e 30 kWth; dieci sonde geotermiche della profondità di 100 metri effettuano lo scambio con il terreno a una temperatura costante che si aggira intorno ai 13 gradi in inverno e ai 15 gradi in estate: grazie alle sonde geotermiche è garantito circa il 95% dell’energia necessaria al raffrescamento della casa. Il caldo e il freddo prodotti vengono stoccati, sotto forma di liquido glicolato, in due serbatoi da 1, 8 litri ciascuno prima di essere inviati ai sistemi di distribuzione.
Infine, per il fabbisogno elettrico, sono stati installati 190 m2 di pannelli fotovoltaici al silicio policristallino: connessi alla rete elettrica locale provvedono a completare il soddisfacimento del fabbisogno energetico, ottenendo una potenza complessiva di circa 20 kWp (una quota dell’energia prodotta dai pannelli, in eccedenza rispetto al fabbisogno, viene ceduta alla rete elettrica locale secondo la modalità dello scambio sul posto).

Il computo dei consumi e l’efficacia del progetto possono essere verificati in loco dal proprietario grazie ad alcuni contatori: un contatore elettrico per l’energia da fotovoltaico; un contatore elettrico bidirezionale per l’energia prodotta e immessa dalla rete; tre conta-calorie per la rilevazione del flusso termico prelevato dai distributori a parete e pavimento; due conta-calorie per il rilevamento del calore dalle due pompe di calore; un contatore elettrico per la rilevazione del consumo totale.  Dal confronto dei dati è possibile verificare che l’edificio produce più energia di quella che consuma, con un surplus di circa 430 kWhel nel periodo del riscaldamento e 2220 kWhel in quello del raffrescamento.

A cura della Redazione