Mercati energia: più rinnovabili, più necessità di integrazione

Com’è noto, la regulation europea tende a favorire una sempre maggiore interconnessione dei sistemi elettrici nazionali. Tale interconnessione passa anche per una regolazione dei mercati dell’energia che favorisca gli scambi transfrontalieri, allocando in maniera ottimale le risorse. Questo processo è a un buono stadio di sviluppo per quanto riguarda i mercati cosiddetti day ahead, del “giorno prima”: il meccanismo di aste che stabilisce il prezzo dei pacchetti di energia fino al giorno prima dell’effettivo utilizzo. Oggi il nostro Paese, con il Multi Regional Coupling, è “accoppiato” a 18 Paesi europei. Sulle frontiere con Austria, Francia e Slovenia, i flussi transfrontalieri sono determinati da un processo di coordinamento tra i vari mercati che determina il prezzo dell’energia in funzione della capacità ottimale.

Tale coordinamento però non coinvolge i mercati in tempo reale, in particolare quello del bilanciamento. Un mercato il cui funzionamento ottimale diventa sempre più cruciale in un contesto di alta penetrazione delle fonti rinnovabili. In questo ambito, l’integrazione è ancora lontana. Tra gli obiettivi del progetto “Evoluzione dei sistemi elettrici e integrazione dei mercati”, finanziato dal programma della Ricerca di Sistema, vi èanche quello di studiare gli effetti dei possibili scenari di integrazione dei mercati del tempo reale tra Italia e i Paesi limitrofi. Il progetto è stato portato avanti da RSE-Ricerca sistema energetico anche tramite la partecipazione al progetto europeo eBADGE, correlato al progetto della Ricerca di Sistema.

“Quasi tutti i mercati day ahead in Europa sono legati tra di loro da procedure di market coupling – ci spiega Gianluigi Migliavacca, Project Manager di RSE – Tuttavia l’intenzione di ENTSO-E(European Network of Transmission System Operators) è quella di passare progressivamente dall’integrazione dei mercati day ahead a quella dei mercati del bilanciamento, come ufficialmente dichiarato nel Network Code for Electricity Balancing“. Il mercato del bilanciamento è quella fase di negoziazione in cui si stabiliscono i prezzi dei pacchetti di energia di cui il gestore della trasmissione deve approvvigionarsi per far fronte a situazioni di, per l’appunto, sbilanciamento del sistema, ovvero quando la generazione non equivale al consumo. Ciò può essere causato, ad esempio, da un aumento imprevisto della domanda o da una diminuzione dell’offerta per cause tecniche.

Con l’esplosione delle rinnovabili, fonti per loro stessa natura non programmabili, queste situazioni di sbilanciamento potrebbero essere più frequenti. Aumenta, quindi, la necessità del sistema di avere risorse energetiche di riserva per il proprio riequilibrio. Di conseguenza, si fa più pressante l’interesse a far sì che tali risorse possano essere reperite al miglior prezzo possibile. E ciò potrebbe avvenire proprio grazie ad una integrazione dei mercati del bilanciamento, che sfrutti la complementarietà tra il parco generazione e le risorse di domanda flessibile presentinei mercati.

“Nell’ambito del progetto europeo eBADGE, noi di RSE ci siamo occupati di creare un simulatore del mercato del bilanciamento transfrontaliero tra Italia, Austria e Slovenia. Tre nazioni con caratteristiche di mercato molto diverse”, continua Migliavacca. Il progetto mirava a simulare gli scenari di accoppiamento fra i tre Paesi, per verificare i possibili risparmi economici rispetto al caso disaccoppiato (status quo).

Dai risultati emerge che per il nostro Paese potrebbe derivare un grande beneficio dalcoupling. “Rispetto ad una situazione nella quale i tre Paesi fanno fronte alle esigenze di bilanciamento in maniera autonoma, l’accoppiamento potrebbe comportare per l’Italia un risparmio fino al 60%. Tramite le frontiere sarebbe quindi possibile attuare il bilanciamento in Italia usando risorse estere, in particolare provenienti dall’Austria, dove il costo marginale di fornitura è più basso”, aggiunge Migliavacca.

Uno scenario quindi molto conveniente per noi, meno per gli altri Paesi. Qui, dunque, dovrebbe intervenire le regolamentazione, in modo da invogliare anche le altre nazioni che sulla carta potrebbero avere qualcosa da perdere dall’integrazione. Se, ad esempio, l’Austria si trova ad aumentare la generazione per la domanda esterna, la domanda locale dovrà affrontare un aumento di prezzo.  “Il simulatore mira alla minimizzazione del costo totale per reperire le risorse necessarie per il bilanciamento di sistema nel suo complesso. Se la soluzione ottimale prevede l’esportazione da un paese verso un altro, significa che il sistema nel suo complesso ci guadagna. È chiaro che può essere necessario prevedere  a livello regolatorio qualche misura di compensazione, al fine di evitare ad una nazione quantomeno di andare in negativo, di perderci”

Una armonizzazione regolatoria è consigliata anche per evitare distorsioni, osserva Migliavacca: “Si pensi alle diverse forme di incentivi. Mettiamo il caso di due nazioni confinanti con un certo tipo di generazione incentivata nella nazione A ma non nella nazione B. Chi è incentivato nella nazione A può fornireservizi anche nella nazione B ad un prezzo più vantaggioso rispetto a quello al quale potrebbero offrire generatori non incentivati nella nazione B.Come si vede, senza un’armonizzazione si possono creare forme di discriminazione tra i vari soggetti del mercato”.

È chiaro, infine, che l’integrazione del mercato del bilanciamento deve fare i conti con i limiti infrastrutturali, quindi con la capacità delle reti. Con lo scenario tecnologico attuale, l’integrazione dei mercati del bilanciamento richiederebbe interventi strutturali? Un potenziamento delle reti attuali o la costruzione di nuove? “Sì – risponde Migliavacca – Se effettivamente non c’è possibilità di fare scambi perché la rete è troppo debole, i vantaggi di mettere in piedi un mercato del bilanciamento transnazionale svanirebbero. Ci sarebbero soluzioni tecnologiche (es. dispositivi FACTS) per provare ad aumentare le capacità di transito attraverso sezioni di rete sature o vicine alla saturazione,ma oltre a essere costose, nel lungo termine le possibilità di margine che danno sono ridotte. È quindi improbabile che possano rimpiazzare l’effetto positivo generato da nuovelinee”.