Mercato immobiliare: ancora scarso appeal per l’edilizia efficiente

Le scelte di chi compra o vende un immobile non sono influenzate da prestazioni energeticamente performanti. Non serve una specifica voce nei listini immobiliari legata agli immobili ristrutturati green. Una indagine di Istituto per la Competitività, Enea e Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti

Il mercato immobiliare sembra aver superato la profonda crisi che ha caratterizzato gli anni 2007-2013. I dati dell’Agenzia delle Entrate certificano un 2015 in ripresa per quanto riguarda il numero di transazioni immobiliari (+6,5%) e le proiezioni dei dati per il 2016 si attestano su una crescita a due cifre. Sul fronte dei prezzi l’ISTAT registra una stabilizzazione, in particolare per il segmento degli edifici esistenti. Si consolida il trend degli investimenti nelle abitazioni con un aumento del dato relativo alle ristrutturazioni e un segno meno per gli investimenti in nuovi edifici ad uso abitativo.

I DATI DEL RAPPORTO I-COM. ENEA E FIAIP

Per monitorare le dinamiche del mercato immobiliare in funzione delle caratteristiche energetiche degli edifici, anche quest’anno – per il quarto anno consecutivo – l’Istituto per la Competitività (I-Com), Enea e la Federazione Italiana degli Agenti Immobiliari Professionisti (FIAIP) hanno messo a punto una ricerca/sondaggio del sistema abitativo nazionale interpellando oltre 500 agenti immobiliari.
La promozione di edifici residenziali a basso consumo energetico risulta peraltro essere un tassello chiave per il raggiungimento degli obiettivi nel medio lungo periodo. Tanto che la recente pubblicazione del Winter Energy Package da parte di Bruxelles, contiene una serie di proposte normative in cui trova ampio spazio la proposta di revisione delle direttive sull’efficienza energetica degli edifici e l’elaborazione di una strategia per il raggiungimento di uno stock di edifici ad energia quasi zero entro il 2050.

Anche per il 2016 i dati delle compravendite immobiliari nel comparto residenziale presentano una netta dominanza degli edifici in classe G, il cui peso è compreso in una forchetta tra il 66% dei monolocali (-7% rispetto al 2015) e il 56% delle ville unifamiliari. Si riduce, rispetto all’anno precedente, la percentuale gli edifici compravenduti appartenenti alle prime tre classi energetiche (A+, A e B) con valori che variano tra il 3% e il 7% a seconda della tipologia di immobile.

SITUAZIONE CRITICA NEI CENTRI STORICI

Se nel 2015 le classi energetiche A+, A e B pesavano per un 15% sul totale delle vendite, nel 2016 il dato scende al 14%. Critica la situazione degli edifici situati nei centri storici (poco più del 6%) – anche per la difficoltà di eseguire interventi – e degli edifici dell’estrema periferia (5,7%), mentre è migliore per gli immobili ricadenti nelle zone semi centrali e periferiche (circa il 10%). L’analisi mostra un netto aumento degli edifici nuovi in classi energetiche elevate (erano poco meno del 50% gli edifici compravenduti in classe energetica A+, A o B nel 2015 e passano ad un 60% nel 2016). Stabili i dati relativi agli edifici esistenti, con un 10% circa degli immobili in buono stato di conservazione o recentemente ristrutturati che appartengono alle prime tre classi energetiche. Poco più dell’11% degli edifici ristrutturati, invece ricade nelle prime tre classi energetiche.
Migliora il dato relativo alla valutazione della capacità sia di chi compra e di chi vende un immobile di saperne valorizzare le caratteristiche energetiche.

IL RUOLO AMBIVALENTE DELL’ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA

Sempre ambivalente la funzione di bussola per il mercato rispetto a immobili energeticamente performanti dell’APE: per il 58% degli intervistati non serve ad orientare le scelte di chi compra o vende un immobile, mentre per i professionisti del settore non è utile per il 40%. Per aumentare l’utilità rispetto ai clienti l’azione che trova maggiore consenso è quella di rendere l’APE uno strumento dinamico che consenta all’acquirente di capire quali saranno i suoi consumi energetici reali nel momento in cui andrà ad abitare nell’immobile acquistato, chiarendo le caratteristiche relative all’isolamento (soffitto, pareti), agli infissi ad alte prestazioni, alla presenza di sistemi di produzione di energia alternativa.
Sono invece divisi gli addetti ai lavori sulla proposta di inserire una specifica voce nei listini immobiliari legata agli immobili “ristrutturati green”, prevalentemente perché sarebbe difficile stimare un valore aggiuntivo rispetto alla categoria ristrutturato.

POCA ATTENZIONE ALLA CLASSE ENERGETICA

Per gli agenti immobiliari professionisti intervistati, i clienti prestano scarsa attenzione rispetto agli immobili in classe energetica elevata, prevalentemente per la disponibilità di spesa, per il livello culturale e consapevolezza ambientale e per la scarsa fiducia nel sistema di etichettatura energetica degli immobili.
La scarsa percezione del valore di mercato degli immobili di classe energetica più elevata rappresenta anche la principale barriera percepita all’accesso al credito per ristrutturazioni energetiche.
Il dato che emerge con più chiarezza dall’indagine 2016 è probabilmente quello legato agli immobili di nuova costruzione: l’efficienza energetica ha decisamente preso piede per il segmento dei nuovi edifici residenziali e, in una certa misura, per gli edifici di pregio. Rimane invece ampiamente irrisolto il tema dello stock degli edifici esistenti.