Mission Innovation: parte la fase 2

L’iniziativa globale intergovernativa Mission Innovation (MI) lanciata nel corso della COP 21 di Parigi e volta ad accelerare lo sviluppo di soluzioni innovative nel campo delle tecnologie green, chiude quest’anno al termine del primo periodo (2016-2021) e si concludono anche le attività delle relative otto Innovation Challenge (IC), le azioni-chiave di cooperazione internazionale in aree tecnologiche prioritarie per la transizione energetica individuate dai Paesi aderenti. In questo primo quinquennio l’Italia ha coordinato insieme a Cina e India la prima Innovation Challenge relativa alle smart grids, considerata una delle IC di maggiore successo: fornirà le basi per future cooperazioni internazionali di Mission Innovation.

Mission Innovation si prepara ora al lancio di una nuova importante fase (MI 2.0) di durata decennale, contraddistinta da Missions, ovvero iniziative basate su alleanze pubblico-privato focalizzate su obiettivi ambiziosi, per sviluppare e implementare soluzioni innovative per la decarbonizzazione del sistema energetico. In questo contesto Italia, Cina e Regno Unito collaborano da diversi mesi alla definizione di una Power Mission il cui obiettivo è rendere possibile l’integrazione di elevati livelli di fonti energetiche rinnovabili non programmabili, mantenendo invariata sicurezza e resilienza del sistema elettrico.

Proprio per presentare la nuova “Power Mission” (Green Powered Future) a cui partecipa l’Italia, si è tenuto mercoledì un primo incontro organizzato da Rse per coinvolgere gli stakeholder nazionali fin dalle prime fasi di preparazione e lancio dell’iniziativa. Lo scopo di questo primo incontro, ha spiegato aprendo i lavori del seminario Luciano Martini, di Rse e supporto al Mise per Mission Innovation, è duplice: “Da un lato informare gli interlocutori della filiera nazionale sia pubblici che privati di questa nuova iniziativa; dall’altro raccogliere il loro preliminare interesse a dare un contributo nell’ottica di una collaborazione nel contesto internazionale di Mission Innovation”.

L’iniziativa, ha aggiunto, “trova una naturale e coerente collocazione nel quadro delle attività della presidenza italiana del G20, quale ulteriore strumento volto a contribuire al raggiungimento degli obiettivi 3P: People, Planet and Prosperity”. L’Italia, ha ricordato l’a.d. di Rse Maurizio Delfanti, intende mantenere il ruolo di leadership assunto nella prima fase di MI nel settore delle smart grid e recentemente nell’idrogeno, e farsi trovare pronta per questa nuova sfida su cui c’è tutto l’impegno di Rse.

Martini ha ricordato che servirà una completa trasformazione del sistema energetico per consentire a tutti i Paesi di integrare su larga scala le energie rinnovabili variabili (Vre) attraverso sistemi di alimentazione intelligenti e flessibili, tenendo conto che, secondo l’Aie, per contribuire al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici le emissioni del settore energetico devono diminuire dell’80% nei prossimi due decenni. E le Vre sono essenziali per raggiungere questi obiettivi perché, come ha dimostrato Irena, le fonti energetiche rinnovabili dovrebbero soddisfare l’86% della domanda entro il 2050 con due terzi generati appunto da Vre come l’eolico e il solare.

Oggi le tecnologie in uso, anche se possono consentire una significativa riduzione delle emissioni e assicurare una certa flessibilità, risultano insufficienti da sole a sviluppare quote molto elevate di Vre e garantire sistemi energetici sicuri. La natura intermittente delle Vre pone quindi sfide significative per bilanciare il sistema e garantire la sicurezza e l’affidabilità dell’approvvigionamento energetico.

Le attività della Mission si baseranno su dimostrazioni su larga scala, studi di replicabilità e soluzioni digitali innovative per dimostrare che i sistemi di alimentazione che funzionano con quote di Vre superiori al 50% – circa un triplo della loro attuale quota – sono in grado di garantire un approvvigionamento energetico costante, resilienza del sistema e convenienza. Questa Mission intende dimostrare che entro il 2030 i sistemi di alimentazione in diverse aree geografiche e climi, saranno in grado di integrare efficacemente il 50% o più di energie rinnovabili variabili nel mix di generazione mantenendo un sistema economico sicuro e resiliente.

Per raggiungere questo obiettivo, la Mission propone di sviluppare, testare e dimostrare soluzioni innovative che affrontino le principali barriere in tre aree (Mission Innovation Pillars): a) Tecnologie Vre convenienti e affidabili, riducendo i costi e aumentando l’efficienza, la resilienza e l’affidabilità delle tecnologie Vre in vari climi e configurazioni di sistema; b) Flessibilità del sistema: sblocco di una gamma di opzioni di flessibilità convenienti, tra cui soluzioni di storage, miglioramento delle prestazioni dell’infrastruttura intelligente e soluzioni di controllo avanzate per l’intelligenza artificiale; c) Integrazione di sistema attraverso la creazione di interfacce, strumenti digitali, sistemi di dati e tecnologie per consentire flessibilità intersettoriale e fornire un sistema di alimentazione economico e completamente integrato.

Per affrontare queste sfide, dice Martini, la collaborazione internazionale è fondamentale, garantendo che le risorse, le conoscenze e le migliori pratiche siano ampiamente condivise. Per questa Mission, nell’ultima riunione annuale di MI, hanno espresso interesse a partecipare Austria, Brasile, Giappone, Olanda e Sud Africa e sono in corso colloqui con Australia, Canada, Cile, Finlandia, India, Svezia e Usa. “Grande interesse ha mostrato anche la Commissione europea – ha detto Marcello Capra, delegato Set Plan del Mise – che attraverso Horizon Europe, strumento attuativo del Set Plan, può allineare i futuri investimenti a questa Mission”.

Mission Innovation è una iniziativa globale per accelerare la transizione verso l’energia pulita. Vi partecipano 24 Paesi più l’Ue, responsabili del 75% delle emissioni mondiali di CO2 ma anche dell’80% degli investimenti pubblici in ricerca, sviluppo e innovazione nelle tecnologie energetiche clean. A proposito di investimenti, Stefano Raimondi del Mise ha ricordato che i fondi 2021 di MI per aree di ricerca a valere sui bandi a partecipazione privata-pubblica ammontano a circa 40 milioni, mentre i fondi per gli accordi di programma con gli enti di ricerca (Enea, Cnr, Rse e Iit) a quasi 36 milioni. Cifre che, ha sottolineato il direttore generale del Mise Gilberto Dialuce, arriveranno a 88 milioni nel 2022 e a 133 milioni nel 2023.

Nel corso del seminario è stato infine ricordato che nel quarto workshop della Innovation Challenge 1 dedicata alle smart grid, tenutosi a Roma nel novembre 2018, è stata lanciata la piattaforma Smart Grids Innovation Accelerator (Sgia), ora operativa grazie a Rse che ha concepito e coordinato lo sviluppo della piattaforma. Sgia è una piattaforma, liberamente accessibile www.mi-sgiaplatform.net per la condivisione di informazioni relative alle smart grids e al settore energetico nel suo complesso. Si avvale di un potente motore di ricerca semantico e offre funzionalità di ricerca avanzate su un database di oltre 1.000 documenti “chiave” (su strategie e scenari energetici, aspetti normativi e finanziari, casi studio, dati e informazioni tecniche), selezionati e condivisi da esperti internazionali dei Paesi membri di Mission Innovation.