Piano energia e clima: scenari e obiettivi al 2030

Il Piano energia e clima – ovvero il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima – è stato inviato dal governo italiano a Bruxelles. La proposta di Piano, un “cantiere ancora aperto”, l’ha definito il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia Davide Crippa, “intende dare attuazione a una visione di ampia trasformazione dell’economia, nella quale la decarbonizzazione, l’economia circolare, l’efficienza e l’uso razionale ed equo delle risorse naturali rappresentano insieme obiettivi e strumenti per una economia più rispettosa delle persone e dell’ambiente”.

Il Piano energia e clima è strutturato secondo le cinque dimensioni dell’Unione dell’energia: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività.

CRIPPA, MISE: STRUMENTO FONDAMENTALE PER POLITICA ENERGETICA

“Siamo riusciti nei tempi previsti – ha dichiarato il sottosegretario Crippa – ad elaborare uno strumento fondamentale per la politica energetica e ambientale del nostro Paese e dell’Ue per i prossimi 10 anni. Il merito va ad un cambiamento radicale nell’approccio alla politica energetica e all’eccellente lavoro di squadra che ha coinvolto tecnici e policy maker di Mise, Mattm, Mit, Gse, Ispra, Enea, Politecnico di Milano e Arera. Il Piano – ha aggiunto Crippa – è uno strumento che per raggiungere i propri obiettivi avrà bisogno del sostegno e della collaborazione attiva da parte di tutti gli stakeholders, sia nella fase di predisposizione che di realizzazione. Per questo, prevediamo una consultazione a tutti i livelli e, soprattutto, con le parti interessate, comprese le parti sociali”.

PIANO ENERGIA E CLIMA: DUE SCENARI A CONFRONTO

Nel documento composto di 238 pagine vengono elaborati due scenari: il Base descrive una evoluzione del sistema energetico con politiche e misure correnti; il Pnec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) indica gli obiettivi strategici. Nello scenario Pnec,ad esempio,si prevede una netta riduzione sia della domanda di energia primaria al 2040 – collocandola a quota 122,3 milioni tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) rispetto ai 142,4 dello scenario Base (nel 2016 la domanda era a 154,7) – che dell’intensità energetica (56 Tep per milione di euro di Pil contro i 68 dello scenario Base, mentre era 107,8 nel 2016). Anche i consumi finali sono previsti in calo: nello scenario Base passano dai 115,9 Mtep del 2016 ai 113,2 del 2030 per risalire a 114,6 Mtep nel 2040; nello scenario Pnec si scende a 103,8 Mtep nel 2030 e a 101,2 Mtep nel 2040.

IL RUOLO PER LE RINNOVABILI E GLI INCENTIVI PER LA MOBILITÀ ELETTRICA

Il contributo delle rinnovabili al soddisfacimento dei consumi finali lordi totali al 2030 raggiungerà il 30% (33 Mtep). E rappresenterà il 55,4% dei consumi elettrici, il 33,1% dei consumi termici e il 21,6% di quelli nei trasporti. Le fonti rinnovabili, che nello scenario Base passano dal 16,7% del fabbisogno primario del 2016 al 21% nel 2030 e al 22,2% nel 2040, nello scenario Pnec arrivano a circa il 28%. Nello scenario Pnec al 2030, il gas copre il 37% del fabbisogno primario, i prodotti petroliferi il 31%, solidi e import il 2% ciascuno.

Per le rinnovabili, il Piano energia e clima pone l’obiettivo di un raddoppio della potenza eolica installata rispetto al 2017 con 18,4 GW al 2030, mentre il fotovoltaico passerebbe da poco meno di 20 GW a quasi 51 GW. Nel 2027 l’energia fotovoltaica diventerebbe la prima delle rinnovabili, superando l’idroelettrico.

Per la mobilità elettrica, il Piano prevede una diffusione complessiva di quasi 6 milioni di veicoli ad alimentazione elettrica (totalmente elettrici e plug in) al 2030. Tra le misure per i trasporti, l’obiettivo è aumentare le quote obbligatorie di veicoli elettrici, ibridi, a metano e a idrogeno che le pubbliche amministrazioni dovranno acquistare al momento della sostituzione dei rispettivi parchi: 30% entro il 2022, 50% entro il 2025 e 85% entro il 2030.

Quanto alla governance per l’attuazione del Piano energia e clima, “si intende costituire una apposita struttura di dialogo e confronto” che coinvolga “non solo i ministeri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e le Regioni, ma anche altri ministeri che hanno compiti direttamente funzionali all’attuazione delle misure: tra essi, i ministeri dell’Economia, dei Beni Culturali, delle Politiche Agricole, dell’Istruzione, del Lavoro”.

PIANO ENERGIA E CLIMA: I BENEFICI PER OCCUPAZIONE E INVESTIMENTI

Dall’attuazione del Piano viene stimato al 2030 un aumento dell’occupazione permanente nella produzione di energia di circa 6.700 unità, effetto di un calo di 6.000 occupati nel campo fossile e di un aumento di circa 12.700 unità nelle rinnovabili di cui 9.450 nel solo solare.

Il piano stima nel 2017-30 investimenti medi annui di circa 12 miliardi (di cui 2 nel Fv), che produrranno un valore aggiunto di circa 6.700 miliardi l’anno e imposte dirette per 2 mld/anno e 74.900 occupati permanenti all’anno.

UNA RICERCA “AMPIA E MENO FRAMMENTATA”

Per quanto riguarda la dimensione della ricerca, dell’innovazione e della competitività, il Piano intende indicare “una strategia a lungo termine (almeno fino 2030)” con l’obiettivo “di creare le condizioni di sistema affinché la partecipazione dell’industria e dei centri di ricerca pubblici e privati italiani ai futuri programmi di ricerca previsti sia dal SET Plan / Horizon Europe che da Mission Innovation sia più ampia e meno frammentata e arrivi a proporsi efficacemente per un ruolo più incisivo”.

I principali obiettivi indicati hanno lo scopo di presidiare e sviluppare tecnologie di prodotto e di processo essenziali per la transizione energetica e di favorire l’introduzione di tecnologie, sistemi e modelli organizzativi e gestionali funzionali alla transizione energetica e alla sicurezza.

A livello di risorse finanziarie nel contesto di Mission Innovation, l’Italia si è impegnata a raddoppiare il valore del portafoglio delle risorse per la ricerca pubblica in ambito clean energy, dai circa 222 mln€ nel 2013 ai circa 444 mln€ a partire dal 2021, “impegno minimo per garantire il raggiungimento degli obiettivi indicati”. La partecipazione italiana a Mission Innovation “costituisce per i prossimi decenni una opportunità per l’industria italiana operante nel settore dei materiali per l’energia per partecipare a progetti di ricerca altamente innovativi a livello pre-competitivo”, il che “porrà le basi per un rafforzamento significativo a livello globale delle aziende nazionali del settore”.

I SETTORI PRIORITARI PER LA RICERCA IN AMBITO ENERGETICO

Nella prospettiva del 2050,“razionalizzare e potenziare la ricerca e l’innovazione nel settore energetico diviene imperativo indicando obiettivi nazionali e di finanziamento per la ricerca e l’innovazione, pubbliche e private”.

Tra le aree di ricerca e sviluppo su cui concentrarsi, dopo “l’intenso lavoro svolto dalla delegazione italiana nell’ambito dei working groups costituiti dal SET Plan”, il Piano indica le fonti rinnovabili (il solare fotovoltaico e a concentrazione) e, più in prospettiva, l’energia del mare, i sistemi per l’accumulo, i dispositivi d’impianto per la sicurezza del sistema elettrico, la mobilità elettrica, le bioraffinerie, materiali, processi e sistemi per l’efficienza energetica dell’industria e degli edifici.

Temi “su cui sussiste, nello stesso tempo, una adeguata presenza degli organismi di ricerca, un interessante substrato industriale e un rilevante interesse di sistema, non solo per gli obiettivi 2030 ma anche e soprattutto in una prospettiva di più lungo termine al 2050”.

Per raggiungere risultati significativi, “vista la necessità di investimenti ampi, risulta fondamentale costruire alleanze larghe e di dimensione europee e anche extra-europee, che mettano insieme tutti i soggetti interessati (istituzioni, università e centri di ricerca, imprese) per supportare le attività di R&S e facilitare l’introduzione nel mercato delle nuove tecnologie”.

RINNOVABILI: UNA FILIERA 100% MADE IN ITALY

Tra le attività di R&S in Italia, adesso rivolte soprattutto alla ricerca di nuove soluzioni tecnologiche per favorire l’integrazione delle Fer nel sistema energetico, il Piano energia e clima indica la necessità di “contribuire alla costituzione di una vera e propria filiera industriale delle energie rinnovabili in Italia, che possa avere positive ricadute in termini economici e occupazionali”, migliorando “la cooperazione con il sistema della ricerca” e attivando “processi di trasferimento tecnologico e di know-how per sviluppare tecnologie funzionali alle esigenze delle imprese”. Vanno pertanto “attivati strumenti appositi per promuovere la filiera italiana di produzione degli impianti cleanenergy”, aumentando gli investimenti in R&S.