Piano triennale: dall’accumulo alla trigenerazione, i progetti del CNR

Affinamento dei sistemi di accumulo dell’energia. Miglioramento delle rese delle biomasse. Innovazione nei sistemi di trigenerazione. Soluzioni avanzate per le smart cities. Sono i quattro campi privilegiati d’azione del Cnr all’interno del nuovo Piano triennale. Quali novità possiamo aspettarci da questa decisione che verrà ufficializzata a settembre?

“Cominciamo con i sistemi di accumulo, un campo straordinariamente interessante per la ricchezza di possibilità che offre”, risponde Claudio Bertoli, responsabile della ricerca di sistema del Cnr. “Il primo elemento da sottolineare è che si indaga in varie direzioni. La prima è quella che porta a un miglioramento delle batterie a ioni di litio, un sistema attualmente in uso sia per l’alimentazione di veicoli elettrici e ibridi sia per i cellulari”.

È in uso ma costituisce un punto critico: il livello di efficienza di questa tecnologia sta frenando il decollo del mercato dei veicoli elettrici.
Come Cnr non ci occuperemo di veicoli elettrici nell’ambito del Piano triennale. Ma abbiamo consistenti competenze in questo campo e, se mi chiede una previsione, direi che nel giro di 2 o 3 anni si potrà assistere a novità significative. Anche se, per lanciare il mercato dei veicoli elettrici, occorre creare infrastrutture; ma questo è un problema a parte.

All’interno del Piano triennale qual è l’uso delle batterie al litio che vi interessa
Quello per l’accumulo di energia prodotta da fonti rinnovabili, in modo da stabilizzare la rete. Al livello attuale dei costi questo uso non è conveniente ma riteniamo che la corsa verso la discesa dei prezzi e l’aumento delle prestazioni possa cambiare la situazione.

Altri tipi di batterie su cui si fa una ricerca di sistema interessante?
Quelle metallo-aria. Siamo ancora nella prima fase di sviluppo ma le prospettive sono buone perché si tratta di materiali poco costosi e non inquinanti. Il fatto che le dimensioni ridotte non siano, oggi come oggi, il punto forte di questa tecnologia non frena lo sviluppo in direzione dell’accumulo di energia da fonti rinnovabili. Infine ci sono le flow batteries che si ricaricano cambiando il liquido che svolge le funzione di elettrolita: in questo caso siamo ai primi passi della ricerca ma, ad esempio per gli impianti remoti, potrebbe essere una buona soluzione”.

Parliamo di biomasse.
Qui la ricerca ha due obiettivi: migliorare la resa delle microturbine attualmente alimentate da biomasse e sperimentare biomasse innovative, ad esempio le micro alghe.

Rimangono gli ultimi due campi di impegno.
Per i sistemi di trigenerazione – cioè produzione di elettricità, caldo e freddo – di piccola dimensione l’obiettivo è, ancora una volta, migliorare l’efficienza e diminuire i costi per riuscire a diffondere questa tecnologia in modo capillare, casa per casa, come un elettrodomestico di largo uso. Questo è al momento un target teorico, mentre può essere considerata più vicina la diffusione in utenze isolate. Ripeto, per accelerare serve una riduzione sostanziale dei costi.

E per le smart cities?
Un elemento interessante nella costruzione delle reti smart in città è l’uso del futuro parco della mobilità elettrica come serbatoio di energia. Si potrebbero sfruttare le batterie dei veicoli per caricare elettricità nei momenti in cui costa meno e renderla disponibile – a parte ovviamente le necessità di spostamento del mezzo – durante i picchi.

Nell’arco dei tre anni di azione del Piano in quali di questi campi si arriverà più vicini all’obiettivo?
Direi biomasse e forse trigenerazione. Per l’accumulo la partita si gioca in tempi più lunghi.