Pniec: idrogeno necessario per decarbonizzare trasporti. Prospettive per l’acciaio

Nel Pniec l’idrogeno rimane prioritario per i trasporti, soprattutto pesanti. Si studiano applicazioni in settori energivori.

In una prospettiva di lungo periodo, l’idrogeno assumerà un ruolo sempre più determinante nel processo di decarbonizzazione del sistema energetico italiano. Soprattutto nei trasporti e nelle produzioni energivore. L’obiettivo 2030 fissato nel Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, va visto in un’ottica più ampia. Sia come stimolo alla ricerca e all’innovazione che come sviluppo delle prime soluzioni concrete per gli usi finali. È quanto sostiene Maria Gaeta del dipartimento Sviluppo sistemi energetici di RSE. La società lombarda, partecipata dal Gestore dei Servizi Energetici, ha supportato il Mise nella realizzazione del piano. Occupandosi in particolare di delineare gli scenari di evoluzione del sistema energetico in funzione degli obiettivi europei.

IDROGENO NEL PNIEC: IL TARGET 2030

“Il Pniec prevede per l’idrogeno un contributo dell’1% al target 2030 per le rinnovabili nei trasporti”, ci spiega Gaeta. Si tratta quindi di “una prima applicazione di questo vettore soprattutto per il trasporto pesante o per il trasporto passeggeri, autobus e treni. Nell’ultima versione del piano, è presente una ipotesi di suddivisione del target: 0,8% di immissione in rete, miscelato con gas naturale, e 0,2% per uso diretto per autobus e treni”.

Il contributo dell’idrogeno va visto, però, ben oltre il 2030. “Il Piano sottolinea la necessità di sviluppare l’infrastruttura, la filiera. Per far sì che l’idrogeno possa accompagnare la decarbonizzazione nel lungo periodo. Alla base di questo scenario di più lungo periodo c’è la prevista drastica riduzione dei costi degli elettrolizzatori e dell’elettricità da fonti rinnovabili, variabili che consentiranno di abbassare i costi per la produzione dell’idrogeno”.

L’IMPORTANZA DI CREARE UNA FILIERA ITALIANA

Dunque, il target 2030 è il primo passo per strutturare la filiera dell’idrogeno. Che significa trovare soluzioni per produzione, stoccaggio, immissione in rete, stazioni di rifornimento. “Elemento centrale del Pniec – prosegue Gaeta – sono le policy per favorire ricerca, sviluppo e innovazione. Dopo il 2030 dovremo incamminarci verso la completa decarbonizzazione fissata al 2050. Avremo bisogno di molti fonti rinnovabili e molti combustibili alternativi derivati proprio dall’idrogeno. Il Piano sottolinea l’importanza della sperimentazione sul power-to-gas”.

Quindi, produzione di idrogeno sfruttando la overgeneration delle rinnovabili. Il beneficio è doppio. Da un lato la funzione di accumulo: accanto a forme più tradizionali come batterie elettrochimiche e pompaggi, consente di non disperdere i picchi di produzione da fotovoltaico e garantisce più stabilità al sistema. Dall’altro, la disponibilità di un gas da utilizzare per la produzione di combustibili alternativi, come il biometano, i biofuel sintetici o direttamente per il trasporto di merci. Altra ricerca e sperimentazione da fare subito, sull’esempio di un player importante come Snam, è quella sull’immissione in rete per capire eventuali problematiche e le giuste miscele per la nostra rete di trasporto.

IDROGENO: IMPORTANTE PER INDUSTRIE AD ALTA INTENSITÀ ENERGETICA

Il trasporto rimane prioritario, spiega Gaeta: “È uno dei settori che presenta le maggiori sfide per la decarbonizzazione e le opzioni non sono così vaste come per altri settori, soprattutto nel caso del trasporto pesante. Il volume necessariamente elevato delle batterie per l’autotrasporto potrebbe infatti essere un ostacolo all’elettrificazione.  L’applicazione nei trasporti commerciali è un’opzione alla quale anche il governo italiano guarda con interesse, nonché un elemento di studio a livello internazionale”.

In una prospettiva temporale più lunga, l’idrogeno sarà molto importante anche per le industrie ad alta intensità energetica. “Siamo ancora a un livello di sperimentazione su piccoli impianti – conclude Gaeta – ma nel lungo periodo uno dei settori che potrebbe trarre benefici dall’impiego di idrogeno è quello della produzione dell’acciaio”.  E se pensiamo all’Ilva, capiamo anche le ricadute economiche e occupazionali positive che può avere la nascita di una vera filiera dell’idrogeno in Italia.