Rapporto I-Com: in Italia crescono le start-up dell’energia

Giappone e Cina leader nei brevetti energetici. Perdono terreno Stati Uniti e Corea del Sud. Unica europea a tenere il passo è la Germania. I dati nell’ultimo Rapporto I-Com, Istituto per la competitività

L’attività innovativa nel settore energetico delle imprese nel mondo può essere letta e interpretata dal numero di richieste di brevetti, che riguardano principalmente il solare fotovoltaico, l’accumulo di energia, l’eolico e il solare termodinamico, che insieme sono oggetto di circa l’80% dell’attività innovativa mondiale. Restano poco sviluppati gli ambiti relativi a smartgrid, cogenerazione e geotermia, dove i brevetti richiesti si limitano a poche centinaia. Sono i dati tratti dall’edizione 2017 del Rapporto I-Com, l’Istituto per la competitività (I-Com) sull’innovazione energetica, presentato a Roma mercoledì 14 giugno.

BREVETTI ENERGIA IN CALO

Sul fronte brevetti, concentrando l’attenzione al solo settore energetico, il 2015 fa registrare per la prima volta dal 2008 un lieve calo (-0,4%) rispetto all’anno precedente. Il numero di brevetti richiesti nel 2015 ha raggiunto le 80.286 unità, comunque più del doppio rispetto a dieci anni prima. Per quanto riguarda il 2016, confrontato con il 2015, i dati provvisori (che contano 16.128 brevetti) mostrano una sostanziale stabilità del peso del fotovoltaico ed una leggera riduzione di quello dello storage.

Il Giappone è di gran lunga il Paese più innovativo in ambito energetico, nonostante il significativo calo registrato nel 2015 (-18,15%). La Cina è il Paese che viaggia alla maggiore velocità, conquistando nel 2015 la seconda piazza per numero di brevetti,incrementando il numero di richieste da poche centinaia nel 2005 alle oltre 16.000 del 2015 (pari al 20% complessivo). Si riduce, nel corso del decennio, il peso di tutti gli altri Paesi, in particolare di Stati Uniti e Corea – da sempre secondi solo al Giappone – che passano, rispettivamente, dal 18% del 2005 al 14% del 2015 e dal 14% del 2005 all’11% del 2015. Tra i Paesi europei, ed anche unica in grado di competere con i primi, è la Germania, che si fa notare, oltre che su fotovoltaico e accumulo, sul settore eolico. In questo settore, infatti, dalla Germania proviene circa il 35% delle domande di brevetto depositate complessivamente dai 10 Paesi esaminati, confermandosi peraltro leader nel settore (così come nel settore della cogenerazione). Nessuno degli altri Paesi riesce ad ottenere risultati altrettanto significativi, ad eccezione del quarto posto occupato dalla Spagna nel solare termodinamico. Resta marginale il peso dell’Italia, pari allo 0,7 del totale (620 brevetti richiesti nel 2015, in lieve aumento rispetto all’anno precedente quando si erano fermati a 592), con piazzamenti che non vanno mai al di sopra del settimo posto. L’Italia è relativamente più attiva, dal punto di vista innovativo, in ambito elettrico nel fotovoltaico, ma anche nell’energystoragee nell’eolicoche, insieme, attirano il 40% delle innovazioni prodotte nel Paese.Anche i veicoli ibridi godono di una certa attenzione (quasi un terzo del totale). A livello regionale, l’attività brevettuale è prevalentemente concentrata in Lombardia; a seguire, Piemonte e Lazio, queste ultime tendenzialmente più concentrate su un unico settore – il Piemonte esclusivamente sull’eolico, il Lazio prevalentemente sul fotovoltaico – mentre l’attività lombarda appare più variegata e a 360 gradi sul settore elettrico.

Se nel 2015 la tecnologia col maggior numero di brevetti risulta essere il fotovoltaico (29%), seguita dall’eolico (23%), nel 2016 cala il peso di entrambe le tecnologie, a favore principalmente del CCT e CCS, che passa in terza posizione, superando lo storage, il cui peso relativo si riduce invece dal 15% al 12%. Aumenta anche il peso del solare termodinamico. Sono stati presentati anche brevetti relativamente a smartgrids (3% del totale).

RAPPORTO I-COM: ITALIA, FUCINA DI START UP

Se invece si considerano le start-up, allora il Rapporto I-Com evidenzia come in Italia continuino a crescere in maniera esponenziale: oggi quelle registrate sono 7.045, oltre il triplo rispetto a soli due anni fa e di queste 1.045 (il 15,4%) sono attive in ambito energetico; negli ultimi quattro anni il numero di start-up è aumentato con un tasso medio annuo del 142% e del 138% per le sole start-up energetiche. Alle start-up energetiche nazionali è associabile un contributo al Pil nazionale stimato fino a 244 milioni di euro, pari a circa il 17% del valore complessivo delle start-up made in Italy.

In tema di mobilità sostenibile, risultano circa 12.000 le innovazioni presentate all’ufficio brevetti europeo (EPO) nel 2015. Con oltre 6.000 brevetti, è l’energystorage la tecnologia cui è attualmente rivolta gran parte dell’attenzione degli innovatori. In particolare, il maggior Paese in quest’ambito è il Giappone, da cui proviene il 37% delle richieste di brevetto complessivamente presentate dai 10 Paesi esaminati. Sul podio – al terzo posto, dopo gli stati Uniti – troviamo la Germania (con circa 1.200 brevetti), particolarmente attiva, oltre che nell’accumulo di energia, anche sul fronte del trasporto elettrico (veicoli elettrici e stazioni di ricarica). Anche in questo caso, gli altri Paesi europei seguono a gran distanza. Solo la Francia si piazza relativamente bene (quinta), anche lei, come la Germania, con un’attività brevettuale relativamente più intensa nell’ambito dello storage, ma anche nella mobilità elettrica.

ENERGIA. BREVETTI IN EUROPA, BENE SOLO LA GERMANIA

Il numero di brevetti richiesti sia in ambito elettrico che in ambito mobilità sostenibile conferma il ritardo del nostro Paese, da cui proviene solo lo 0,3% dei brevetti globalmente richiesti in ambito elettrico e lo 0,26% di quelli relativi alla mobilità sostenibile. Un discorso che può estendersi all’Europa tutta, ad eccezione della Germania (con quasi 2.000 brevetti), unico tra i Paesi europei a farsi strada tra colossi, a cui fa capo, nel 2015, circa un quarto dei brevetti complessivi che risultano depositati presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti.

Anche nella produzione di brevetti riguardanti la mobilità elettrica, il Rapporto I-Com sottolinea come nessuno dei Paesi europei abbia performance di eccellenza, eccezion fatta ancora una volta per la Germania che, con oltre 1.000 brevetti complessivamente depositati, in due delle sei tecnologie esaminate (veicoli elettrici e fuelcell per i trasporti), riesce, anzi, a guadagnarsi anche il titolo di leader, visto il peso e il primato dell’industria motoristica nel Paese. Per il resto, l’Italia (31 brevetti totali) fa meglio solo rispetto alla Spagna (9) e rimane comunque su livelli non comparabili rispetto alla Gran Bretagna (73), mentre la Francia – marginale a livello globale – appare comunque sostanzialmente più attiva, con complessivi 216 brevetti richiesti.

ITALIA: BENE ACCUMULO E VEICOLI IBRIDI

Stando al Rapporto I-Com, l’attività innovativa dell’Italia si concentra soprattutto sull’accumulo di energia, ma anche i veicoli ibridi godono di una certa attenzione (quasi un terzo del totale). Se dalla ricerca sulla mobilità sostenibile si passa alla sostenibilità della mobilità su strada, allora l’Italia si distingue positivamente, almeno in termini di grammi a g CO₂/km emessi dalle automobili di nuova immatricolazione, dove con buon vantaggio battiamo la Germania, grazie anche alla storica propensione all’acquisto di auto di minori dimensioni e potenza e dal successo delle alimentazioni ibride. In ogni caso appare chiaro che non si tratta di questioni soltanto ambientali, ma anche industriali ed economiche, che richiedono tempo e non si prestano a soluzioni rapide. Basti pensare al rinnovamento dell’enorme e anziano parco circolante nazionale.