Ricerca di sistema: arriva il nuovo piano triennale

a pubblicazione del Piano Triennale della ricerca di sistema del servizio elettrico nazionale apre una finestra su un percorso di accelerazione dell’impegno in un settore strategico per lo sviluppo del Paese e per il miglioramento della sua capacità competitiva. Emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico – su proposta di CERSE (il Comitato di Esperti di Ricerca per il Settore Elettrico le cui funzioni sono svolte dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) – il Piano Triennale (2012-2014) detta le linee guida dell’attività di ricerca e sviluppo per il sistema elettrico nazionale, delineando gli obiettivi da perseguire e stabilendo il plafond a disposizione per raggiungerli.

Nel quadro dell’articolazione complessa di questo Piano, saltano subito all’occhio due elementi portanti. Il primo è che la dimensione quantitativa dei fondi è cospicua: 221 milioni. Il secondo è che gran parte degli investimenti ruota, come una vera e propria dichiarazione d’intenti, intorno al concetto di energie rinnovabili. In un quadro generale di forte dipendenza italiana dai combustibili fossili, instabilità dei prezzi delle materie prime energetiche, obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, è infatti di vitale importanza un miglioramento del rendimento delle fonti energetiche rinnovabili per contenerne i costi e aumentarne l’efficienza, prestando particolare attenzione ai problemi di trasporto, accumulo e distribuzione di questa energia.

Le attività di ricerca del Piano Triennale 2012-2014 sono orientate alla promozione di un sistema energetico più sicuro ed efficiente, che favorisca il contenimento dei prezzi dell’energia elettrica per i consumatori e le imprese, che contribuisca allo sviluppo economico e sociale del Paese, che sviluppi tecnologie sempre più innovative, efficienti e competitive migliorando la qualità del servizio e diminuendo costi e impatto sull’ambiente.

Ferma restando l’importanza della ricerca fondamentale affidata a CNR, RSE ed ENEA, va sottolineata la possibilità data nel nuovo Piano triennale di finanziare progetti di ricerca tramite le procedure concorsuali. La tipologia di bando detta ‘di tipo B’ (ricerca industriale e sviluppo sperimentale), ad esempio, favorisce la partecipazione di compagini miste formate da enti di ricerca e imprese. In questo modo si arricchisce il numero dei progetti finanziati derivanti dal bando indetto nel 2008. Sono progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale in grado di garantire al sistema e agli utenti un diretto beneficio in termini di risparmio energetico, efficienza e innovazione.  Per questa tipologia di bandi è previsto uno stanziamento di 30 milioni di euro.

Ma ancora più importante è il fatto che per la prima volta viene data la possibilità di accedere a tipologie di finanziamento al 100% per i progetti di ricerca fondamentale, non più solo tramite accordi di programma stipulati con gli affidatari storici della ricerca di sistema, ma anche tramite bando di gara (bando ‘di tipo A’). Una possibilità che riguarda temi di importanza strategica come i nuovi materiali per il fotovoltaico e l’accumulo per i quali sono stati stanziati 21 milioni di euro. Per la copertura dei finanziamenti del nuovo Piano triennale è stata confermata l’attuale aliquota A5, pari mediamente a 0.015 centesimi di euro al kWh, che produce un gettito medio annuo di 42 milioni di euro circa per il Fondo gestito da CCSE. Un prelievo virtuoso, se si pensa che il costo complessivo è pari a circa 32 centesimi di euro l’anno a famiglia.

Tornando alla struttura del Piano Triennale, c’è da osservare che sono tre le macro aree di ricerca su cui concentrare gli investimenti: la prima area riguarda governo, gestione e sviluppo del sistema elettrico nazionale, la seconda la produzione di energia elettrica e la protezione dell’ambiente, la terza la razionalizzazione e il risparmio nell’uso dell’energia elettrica.

La prima macro area di investimenti interviene sull’architettura di base del nostro sistema, che deve mantenersi sempre al passo con i tempi sia a livello organizzativo che decisionale, e sulle infrastrutture. Economicità, robustezza, affidabilità ed efficienza sono le parole d’ordine di un processo continuo di limatura delle imperfezioni, con un occhio di riguardo ai problemi di trasmissione e di accumulo dell’energia. Si tratta di costruire un dialogo continuo con le smart grid – le reti in grado di gestire in modo intelligente l’afflusso di elettricità evitando sprechi, sovraccarichi, cadute di tensione – in modo da ottimizzare il trasporto e la distribuzione dell’energia.

Passiamo alla seconda macro area. E’ qui che sono previsti gli sviluppi più interessanti anche per i non addetti ai lavori, con una forte spinta della ricerca sulle energie rinnovabili per cercare di spostare più in là il limite dovuto ai vincoli tecnologici, economici e ambientali. Si comincia con l’energia da biomasse (produzione di energia da scarti di produzione industriale, sottoprodotti delle aree boschive e dai rifiuti) dando particolare attenzione alle prospettive di coltivazione delle alghe e alla lavorazione dei residui agricoli su scala locale, in modo da bypassare il problema dei costi e dell’impatto ambientale del trasporto.

Per quanto riguarda l’energia eolica, gli sforzi verranno concentrati sul progetto europeo del Wind Atlas, la mappa eolica continentale per localizzare i siti maggiormente adatti allo sfruttamento di questa risorsa.

Sul fronte del solare, la ricerca di nuovi materiali che possano sostituire il silicio è alla base della ricerca su un fotovoltaico che si sta affrancando dagli incentivi statali puntando a una sensibile riduzione dei costi e a un netto aumento dell’efficienza. A questo proposito, seguendo le priorità del Set Plan europeo, saranno destinate risorse anche alla ricerca sul solare termodinamico. Proseguiranno inoltre studi esplorativi e di fattibilità sull’energia dai mari e grande attenzione verrà prestata anche alle fonti di calore geotermico di cui l’Italia è particolarmente ricca, concentrandosi su quelle a media temperatura.

L’assieme di questi interventi è mirato alla transizione verso un sistema energetico low carbon: un processo che  sarà comunque lungo, dato che il carbone rimane la fonte fossile più economica a disposizione. Per questa ragione, considerando che il problema principale del carbone sono le emissioni di CO2 e il conseguente effetto serra, una delle linee di ricerca è mirata alla cattura dell’anidride carbonica nella fase di produzione dell’energia elettrica e al suo confinamento in giacimenti sicuri.

Inoltre, l’Italia continuerà a lavorare, tramite l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), alle ricerche sul reattore ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor) a fusione. Il progetto ITER riunirà gli sforzi di UE, USA, Russia, Cina, Giappone, India e Corea del Sud in una centrale sperimentale in via di ultimazione, costruita nel sito di Cadarache, nella Francia sud-orientale.

A concludere il percorso delineato dal Piano Triennale è la terza macro area, quella che concentra gli sforzi sulla riduzione dei consumi e degli sprechi energetici, in modo da raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020. Minimizzare gli sprechi energetici può comportare benefici consistenti, analoghi a quelli di una nuova forma di energia: la sfida è costruire sistemi e apparecchi che consumino (e costino) sempre meno a parità di prestazione.

La realizzazione di un programma di efficienza energetica va inquadrata in un corpus più ampio di interventi che coinvolga l’intera pubblica amministrazione per far sì che le misure innovative siano quanto più omogenee e coinvolgano i vari aspetti – dagli edifici all’illuminazione pubblica – con la maggiore uniformità possibile. Infine verrà valutato l’impatto del crescente utilizzo di auto elettriche e mezzi ibridi sul consumo energetico: la progressiva immissione sul mercato di queste vetture, infatti, se da una parte limita le emissioni di CO2 e l’impatto sull’ambiente, dall’altra fa crescere la già rilevante quota di consumi elettrici.

Per trasformare in realtà le possibilità di sviluppo contenute in questo Piano, è necessaria una crescita nella collaborazione tra Università, Ricerca, Pubblica Amministrazione e Imprese: il loro contributo è vitale sia per la ricerca di base che per i suoi sbocchi applicativi.