Ricerca e sviluppo: investimenti, motore della ripresa

Spesa per ricerca e sviluppo in lieve ripresa. Ancora pochi i dottorati e le donne nelle materie Stem

AUMENTANO GLI INVESTIMENTI IN RICERCA E SVILUPPO

In Italia la spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil è in lieve ripresa (1,4%). Ripresa dovuta anche al fatto che gli stanziamenti pubblici hanno smesso di ridursi. L’andamento del personale addetto cresce, soprattutto grazie all’incremento nelle imprese, con 218 mila unità. E si conferma una quantità di pubblicazioni scientifiche significativa. Restano punti critici la quota di popolazione con il dottorato di ricerca, quella di donne nelle Stem (science, technology, engineering and mathematics) e il divario salariale di genere. Questi alcuni dati che emergono dalla terza edizione della “Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia – Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia” del Cnr. L’analisi è stata presentata a Roma alla presenza della presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, e della ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa.

Complessivamente le risorse destinante alla ricerca e sviluppo previste nel Pnrr ammontano a circa 17 miliardi di euro, il 7,5% complessivo delle risorse totali. La maggior parte si concentra su ricerca applicata e sviluppo sperimentale (circa 10 miliardi), ricerca di base (4 miliardi), azioni trasversali e di supporto (1,88 miliardi) e trasferimento tecnologico (380 milioni). Emerge però che solo lo 0,5% della popolazione in età lavorativa in Italia ha il dottorato di ricerca, contro l’1,2 della media dell’Ue. Anche gli iscritti al dottorato sono assai meno che nella media dell’Ue: lo 0,14% contro lo 0,28%

È quindi necessario aumentare il numero di coloro che conseguono il titolo di dottore di ricerca, circa 10 mila studenti l’anno, per compiere un salto nella specializzazione tecnologica e produttiva verso settori e industrie a più elevato contenuto di conoscenza. Il tasso di occupazione dei dottori di ricerca è pari al 93,5%, ma meno della metà ritiene di sfruttare pienamente le conoscenze acquisite nel mercato del lavoro.

RICERCA E DIVARIO DI GENERE

La quota di donne è cresciuta e rappresenta più della metà dei dottori di ricerca. Si riscontra tuttavia una polarizzazione, gli uomini coprono il 60% dei posti nelle Stem e le donne il 58% nelle altre materie. Notevole il gap salariale, pari a circa 312 euro mensili in Italia e 209 all’estero. Gap che esplode nelle scienze mediche, dove gli uomini, dopo 4-6 anni dal conseguimento del titolo, guadagnano addirittura 704 euro in più delle donne. Una parte notevole dei nostri studenti svolge il dottorato all’estero. Non sorprende questa collocazione professionale fuori d’Italia: dopo 6 anni dal conseguimento del titolo, il reddito medio mensile è pari a 1.679 euro in Italia e 2.700 euro all’estero.

L’Italia contribuisce al bilancio per la ricerca comunitaria con il 12,5%, ma i finanziamenti che ritornano sono pari a solo l’8,7%. Ciò dipende anche dal fatto che i ricercatori in Italia sono meno che nei nostri partner (6 su mille unità di forza lavoro, contro oltre 10 in Francia e Germania). La Relazione osserva che bisogna aumentare il tasso di successo, specie nel coordinamento delle proposte, che nel nostro paese è pari all’8,6%, mentre per Germania, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi e Belgio si attesta tra il 14 e il 15%.

PRODUZIONE SCIENTIFICA: ITALIANE IL 5% DELLE RICERCHE MONDIALI

Per quanto riguarda infine la produzione scientifica, si conferma una comunità della ricerca che risponde alle incertezze istituzionali generando una quantità di pubblicazioni scientifiche (censite dal World of Science) significativa. Quasi il 5% del totale mondiale, nonostante il progressivo aumento di quelle provenienti dalla Cina, e con un impatto in aumento.

La produzione di brevetti continua ad essere al di sotto di paesi come Germania e Francia. 4.600 i brevetti italiani depositati nel 2020, contro i 25.954 della Germania e i 10.554 della Francia. Tuttavia, il numero di brevetti depositati per ogni 100 mila abitanti mostra un miglioramento.

PNRR: OCCASIONE IRRIPETIBILE

Per Maria Chiara Carrozza “il Pnrr costituisce un’unica e probabilmente irripetibile occasione: per instaurare il circolo virtuoso tra ricerca e innovazione e sviluppo economico e sociale del paese; avviare numerosi progetti di sviluppo scientifico e tecnologico e nuove collaborazioni tra mondo accademico, amministrazione pubblica, enti locali e industria; per una collaborazione tra settore pubblico e privato diretta verso la soluzione delle grandi sfide della società”. Tali condizioni, ha aggiunto, “devono essere mantenute assicurando adeguate risorse ordinarie anche quando le risorse straordinarie del Pnrr avranno esaurito il proprio compito. Il Cnr deve sempre più combinare il fare ricerca e l’azione di agenzia. Recuperando quel ruolo centrale che ha già svolto in passato, basti pensare ai Progetti Finalizzati, e che già svolge nel coordinamento di molte infrastrutture europee di ricerca”.

MESSA: “NEL MONDO DELLA RICERCA DOBBIAMO SUPERARE VECCHIE LOGICHE”

La ministra dell’Università e ricerca, Maria Cristina Messa, ha sottolineato che “nel mondo della ricerca dobbiamo superare alcune vecchie logiche. Tra queste, l’antitesi fra ricerca di base e applicata. La ricerca deve essere di qualità e finanziata in quanto tale, sia quella guidata da curiosità che quella applicativa, che devono coesistere senza contrapposizioni o trasformarsi l’una nell’altra. Dobbiamo inoltre superare il preconcetto della separazione fra ricerca pubblica e privata, che allontana le imprese con cui gli enti di ricerca hanno sempre attivato collaborazioni, mentre le università hanno conosciuto delle fasi diverse, un gap che va recuperato. L’avere stimolato grandi filiere attraverso i bandi è proprio una risposta in tal senso, senza immettere nuove fondazioni o istituzioni di ricerca, ma facendo rete con quanto di buono c’è già”.

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