Sannino, Enea: dall’energia del mare prospettive di sviluppo industriale

Intervista a Gianmaria Sannino, Laboratorio modellistica climatica e impatti Enea.

Che prospettive ci sono per l’energia dal mare nel nostro Paese? L’area mediterranea sconta un ritardo sul tema ma qualcosa si sta muovendo. Lo dimostra il cluster tecnologico nazionale BIG dedicato alla Blue Italian Growth che vede impegnati i maggiori protagonisti della ricerca nazionale – tra i quali il l’ENEA, il Cnr, e diverse Università – in un lavoro di sponda con soggetti istituzionali e imprese per fare trasferimento tecnologico sul tema più generale dell’economia blu. Quindi produzione di energia da onde, correnti e maree ma non solo.

C’è poi un’interessante iniziativa transnazionale nata nell’ambito del programma Interreg-Med e cofinanziata dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Si tratta del progetto Pelagos (Promoting innovative nEtworks and cLusters for mArine renewable energy synerGies in mediterranean) il cui scopo è quello di promuovere la creazione del primo cluster tecnologico Mediterraneo interamente dedicato alla Blue energy. Sono sette i Paesi coinvolti in Pelagos (Francia, Italia, Spagna, Grecia, Croazia, Cipro e Portogallo) per sviluppare sinergie tra PMI, compagnie elettriche, istituti di ricerca, operatori finanziari, fornitori di servizi nel settore dell’energia marina: “L’obiettivo è quello di fare massa critica – ci spiega Gianmaria Sannino, esperto di oceanografia e responsabile del Laboratorio ENEA di modellistica climatica e impatti – Mettere in connessione le aziende. Capire quale potrebbe essere il loro apporto e fare interagire le singole componenti nazionali che hanno interesse a sviluppare tecnologie da usare nel Mediterraneo. A ottobre ci sarà a Roma il primo incontro b2b”.

Ma le caratteristiche del Mare Nostrum ne fanno un mare adatto alla produzione di energia e in che misura? “È chiaro che il Mediterraneo rispetto all’Atlantico sconta un deficit di risorsa naturale ed è per questo che Paesi come la Spagna, la Francia, la Danimarca e il Regno Unito sono più avanti. Le isole Orcadi in Scozia sono alimentate dall’energia dal mare e il surplus di energia viene utilizzato per produrre idrogeno liquido”.

Tuttavia, non mancano anche da noi aree ad elevato potenziale: “Grazie alla Ricerca di Sistema – racconta Sannino – abbiamo elaborato una prima mappa per individuare le aree più adatte e per quantificare l’energia estraibile. In Sardegna, ad esempio, a Nord Ovest e a Sud Ovest, vicino ad Alghero e nei pressi dell’Isola di San Pietro. In queste aree costiere si possono estrarre dalle onde fino a 13kw ogni metro di costa”. Un’altra area particolarmente interessante è lo Stretto di Messina: “È tra i pochi posti al mondo dove poter estrarre energia dalle correnti di marea. Parliamo di un potenziale di circa 1 Gwh l’anno. E tra le fonti rinnovabili, l’energia da correnti di marea è senza dubbio la più costante e prevedibile”.

Gli utilizzi? “Si potrebbero alimentare alcune isole in Sicilia che usano ancora il diesel, una modalità così costosa che già oggi sarebbe più conveniente utilizzare alcuni dispositivi smart per estrarre energia dalle onde”. Sannino è convinto che un impegno su questo versante potrebbe garantire un importante vantaggio competitivo per il nostro Paese: “Le caratteristiche delle onde del Mediterraneo – onde non molto alte ma ad alta frequenza – richiede lo sviluppo di dispositivi più sofisticati, in grado di tradurre per esempio il beccheggio di una zattera in un modo rotatorio. Le soluzioni adottate nell’Atlantico non possono essere applicate qui. Arrivare ad una soluzione tecnologica smart e made in Italy consentirebbe di esportarla per utilizzarla in contesti simili e sarebbe un volano di sviluppo per la cantieristica”. È un po’ come arrivare primi nella produzione di un nuovo e molto più efficiente pannello fotovoltaico.

D’altro canto il SET-Plan ha già individuato degli obiettivi: nel 2035 dovremo essere in grado di realizzare dispositivi capaci di produrre energia dalle onde a 10 centesimi a kwh e almeno il 10% dell’energia prodotta a livello comunitario dovrà arrivare dal mare. Gli Stati Membri dovranno fare uno sforzo importante”.
“Nel Mediterraneo siamo senza dubbio il Paese più avanti nella ricerca – conclude Sannino – Ora, anche grazie al nuovo Cluster Tecnologico Nazionale, ci auguriamo di superare la fase di sperimentazione e di realizzare il primo parco marino per alimentare qualche isola che attualmente utilizza il diesel”.