Sesto Senso e energy box: le sperimentazioni Enea per lo smart building

Sesto Senso è il sistema Enea che deduce il livello di confort percepito e agisce di conseguenza.

Hardware e software di ultima generazione, certo. Cioè strumenti tecnologici e digitalizzazione sempre più avanzati. Ma alla fine servono anche gli umani. Per attivare appieno le potenzialità dei sistemi ad alta efficienza energetica ci vogliono motivazioni forti e gioco di squadra. A provare a mettere assieme tutti questi elementi per far guadagnare competitività all’Italia nella partita globale che ha per posta lo smart building è l’Enea. Con un esperimento che unisce competenze tecnologiche e psicologiche nella sede romana dell’ente, alla Casaccia, sulla via che da Roma porta al lago di Bracciano.

ALLA CASACCIA UN PROTOTIPO DI EDIFICIO DI ULTIMA GENERAZIONE

“Basandoci sulle richieste che vengono dalla Ue, ci siamo posti il problema di come mettere il consumatore al centro di azioni mirate a implementare il sistema elettrico in direzione della sostenibilità”, racconta Sabrina Romano, ricercatrice Enea del Laboratorio Smart Cities and Communities. “Dunque utilizzo più massiccio del vettore elettrico, decarbonizzazione, maggior uso delle pompe di calore e delle fonti rinnovabili”.

È stato quindi realizzato un prototipo di edificio di nuova generazione nella sede Enea della Casaccia. Ed è stato attrezzato con impianto fotovoltaico, batterie di accumulo collegate a un sistema di gestione dei carichi, algoritmi che danno la precedenza all’uso dell’energia solare per il consumo sul posto e ottimizzano l’accumulo attraverso una gestione dinamica.

“Vuol dire che si tende a spostare i consumi elettrici nelle ore di picco di irraggiamento solare e a cedere l’elettricità prodotta alla rete nel momento in cui il prezzo è più alto”, continua Sabrina Romano. “Inoltre le finestre sono dotate di tendine regolabili che hanno una funzione di frangisole per ridurre l’effetto serra provocato all’interno delle stanze dall’arrivo diretto dei raggi solari. E l’apertura delle finestre, dotate di tripli vetri, è regolata automaticamente, in funzione della stagione, per massimizzare ad esempio l’entrata del fresco notturno durante l’estate in modo da ridurre il bisogno di climatizzazione”.

TRA BIOCLIMATICA E AUTOMAZIONE

Futuribile per il livello di autoregolazione, il sistema eredita sapienze antiche di bioclimatica. E sostituisce l’aleatorietà e la possibile imprecisione degli interventi umani domestici (aprire e chiudere le finestre in modo opportuno per arieggiare gli ambienti e gestire il calore) con interventi programmabili con precisione anche negli uffici e anche in assenza degli utenti. Tra l’altro i sensori a infrarossi verificano il numero delle persone presenti e riducono o annullano i consumi in funzione delle necessità reali.

SESTO SENSO E ATTENZIONE ALLA PRIVACY

“Come Enea abbiamo messo a punto un brevetto che si chiama Sesto Senso”, continua Romano. “Deduce il livello di confort percepito dalle persone. Non solo in base alla temperatura degli ambienti, ma anche attraverso il livello di CO2 presente, la distribuzione del calore, l’umidità dell’aria. E interviene di conseguenza. Così come microfoni dislocati nell’ambiente permettono di individuare da dove proviene ogni rumore e quindi di ricostruire acusticamente l’ubicazione delle persone e la loro attività”.

E la privacy? Non si configura un conflitto tra questa tecnologia e il diritto alla privacy? “Non tutte le potenzialità di ogni tecnologica devono essere applicate ovunque”, precisa la ricercatrice Enea. “Ci sono luoghi in cui l’applicazione del controllo dei suoni può risultare invasiva e altri in cui la garanzia di sicurezza viene al primo posto. Penso ad esempio a una casa di riposo in cui, se il personale è avvertito immediatamente ad esempio della caduta di un ospite, si può guadagnare il tempo che serve magari a salvare una vita”.

L’ENERGY BOX IN PROVA: RISPARMI FINO AL 10%

Dunque uno smart building che si configura con varie facce. C’è quella dell’ufficio. Quella di una residenza protetta per persone fragili. E quella di una casa. E qui entrano in gioco con più forza le motivazioni, perché il day by day non è governato in maniera centralizzata ma affidato alle singole famiglie.

“Per rispondere a questa esigenza abbiamo sviluppato un energy box che acquisisce informazioni provenienti da una serie di sensori collegati a vari punti critici: dalle finestre agli elettrodomestici”, spiega Sabrina Romano. “Abbiamo fatto un esperimento di applicazione di questo sistema a Centocelle, un quartiere popolare di Roma, con volontari. Obiettivo: incrementare la consapevolezza delle famiglie per modificare i comportamenti.  Facendo dei questionari prima e dopo il periodo di prova abbiamo potuto verificare che c’è stato un netto miglioramento del livello di consapevolezza grazie all’uso dell’energy box che ha permesso la verifica in tempo reale dei vari consumi. Un altro elemento che ha funzionato molto bene è stato mettere a confronto gli utenti con altre famiglie dal profilo simile: è scattata l’emulazione nei confronti di chi faceva meglio. E grazie a questa maggiore attenzione da parte degli utenti è stato possibile ridurre i consumi dell’8-10%, a parità di prestazioni”.

Uno dei possibili sviluppi di queste applicazioni è la connessione del sistema a un apparato blockchain che certifichi i consumi. In questo modo si potrebbero regolare con precisione input e output di comunità dell’energia che utilizzano fonti rinnovabili per i propri consumi. “Le buone azioni energetiche, come la disponibilità a spostare i consumi nella fascia in cui c’è maggiore produzione di elettricità da fonte rinnovabile,  potrebbero essere premiate con una sorta di ‘buoni’ energetici che possono essere scambiati con altri servizi”, conclude Romano.