Solar Decathlon Europe: la vittoria dell’Italia

Italia della ricerca e dell’innovazione green applicata all’edilizia ha registrato un grande successo: in luglio un gruppo di studenti e ricercatori dell’Università di Roma Tre guidato dall’architetto Chiara Tonelli si è aggiudicato il primo posto al Solar Decathlon Europe promosso dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che quest’anno si è svolto a Versailles. Si tratta di un contest internazionale con cadenza biennale, rivolto alle università che gareggiano presentando un prototipo di abitazione alimentata al 100% da energia solare.

Il progetto in questione, selezionato tra i venti in gara, è RhOME for denCity e il nome sintetizza la filosofia alla base della scommessa: un nuovo modo di pensare l’abitare per la città di Roma, una casa che risponda alla necessità di aumentare la densità urbana eliminando sprechi energetici, bruttezza, degrado, limitando il consumo di suolo. Come? Prediligendo l’housing collettivo piuttosto che individuale, andando a ripensare e riqualificare l’esistente, soprattutto le aree caratterizzate da un abusivismo diffuso. E, in effetti, RhOME rientra in un più ampio progetto di riqualificazione urbana immaginato per l’area di Tor Fiscale, nella periferia sud-est della capitale.

L’eco casa – un prefabbricato di 65 metri quadrati calpestabili, costruito e collaudato a Chienes (BZ), smontato, trasportato via treno e ri-assemblato alla “Cité du Soleil”, la cittadella che ha ospitato il Solar Decathlon Europe 2014 – è un concentrato di innovazione tecnologica e sapienza costruttiva focalizzata principalmente sull’ottimizzazione dei consumi energetici. La casa produce più energia di quella che consuma, come hanno dimostrato i test superati nel corso delle dieci prove della competizione: architettura, ingegneria e costruzione, efficienza, bilancio energetico, comfort, funzionamento, comunicazione, progettazione urbana, trasporto e convenienza economica, innovazione e sostenibilità.

Tra le innovazioni che garantiscono questo risultato va sicuramente annoverata la grande vela mobile e flessibile ampia 42 mq che ricopre un lato dell’edificio e che ha una doppia funzione: fornire ombra e dare energia grazie ai 98 pannelli fotovoltaici superleggeri inseriti in un sottile guscio di policarbonato, per un totale di potenza erogabile di 5 Kw. La casa prevede poi due logge laterali, sull’asse nord-sud, che consentono di ottimizzare il comfort dato dalla ventilazione naturale. I parapetti delle logge sono formati da pannelli termodinamici che forniscono acqua calda – con una possibilità di accumulo di 300 litri – ed emettono aria fresca migliorando così il rendimento del fotovoltaico e la godibilità estiva del terrazzo. L’isolamento dell’edificio è pressoché totale anche grazie a soluzioni semplici e a basso costo come l’utilizzo di sabbia nelle pareti di rivestimento. I ponti termici sono totalmente eliminati. I dati parlano chiaro. Uno su tutti può rendere l’idea: mentre riscaldamento e raffrescamento contribuiscono per il 60% ai consumi energetici di un’abitazione delle stesse dimensioni ma costruita con un approccio “convenzionale”, in RhOME questa percentuale scende a circa l’8%, con consumi che si aggirano intorno ai 65 kWh/anno per il riscaldamento e 162 per il raffrescamento.

“La casa – spiega Gabriele Bellingeri, docente di Roma Tre e responsabile per RhOME delle strategie energetiche e della costruzione  – è studiata per ottimizzare i guadagni termici in inverno e minimizzarli in estate; ottenere la massima qualità della luce naturale; generare condizioni di comfort senza sprechi energetici e integrare al meglio i sistemi fotovoltaici e termodinamici di captazione dell’energia solare”. Inoltre è dotata di un sistema di monitoraggio e regolazione dei consumi pensato per essere facilmente fruibile: “Abbiamo progettato un’interfaccia semplice ed efficace simile al cruscotto di un’automobile per far comunicare la casa con chi la abita. In questo modo l’utente acquista consapevolezza del peso dei comportamenti sui consumi e sul risparmio energetico. Non c’è efficienza senza coinvolgimento e partecipazione”.

Altra eccellenza racchiusa in RhOME è il progetto di illuminazione basato su tecnologia Led/Oled. Il normale risparmio energetico delle lampade LED (35% rispetto alle fluorescenti e 70% rispetto alle alogene) viene aumentato (rispettivamente al 46 e al 78%) grazie alla qualità del progetto di illuminazione – spiega Marco Frascarolo ingegnere dell’Università Roma Tre, responsabile illuminazione del progetto -. Abbiamo inoltre utilizzato materiali brillanti, colorati e personalizzabili, con l’obiettivo di garantire il massimo comfort visivo. L’illuminazione esterna, infine, viene garantita da lampade con piccole celle fotovoltaiche ed ha un’autonomia di cinque ore a piena carica: l’accensione può essere manuale oppure gestita da crepuscolare”.

RhOME è un gioiello tecnologico alla cui realizzazione hanno contribuito non solo i circa 40 studenti e ricercatori di Roma Tre ma anche alcune delle più innovative aziende della green economy: dal Gruppo Rubner specializzato nella costruzione di case in legno proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile, a Solbian che ha progettato la copertura fotovoltaica; da Daikin Italia con la sua pompa di calore che utilizza un gas refrigerante con un potenziale di emissione di gas serra inferiore del 67% rispetto a quelli tradizionali fino a Thet’s My Led che ha contribuito a realizzare il progetto di illuminazione, solo per citarne alcune.

E ora? Cosa succederà dopo che il progetto ha ottenuto questo prestigioso riconoscimento internazionale? “RhOME non nasce per rimanere su un foglio di carta – risponde Chiara Tonelli – ma per costituire una vera alternativa in grado di far fronte alle sfide ambientali ed energetiche. Ora tocca anche alla politica e alla pubblica amministrazione: questa città ha vinto una gara mondiale di architettura con un’idea innovativa e realizzabile di risparmio del territorio, di energia, di soldi”.

A cura di Francesco Sellari