Temperature più alte e neve più pesante: i rischi per la rete elettrica

L’impatto delle nevicate sulla sicurezza del sistema elettrico sta aumentando. Il perché lo spiega Pietro Marcacci, ricercatore RSE e responsabile del Laboratorio di misure meteorologiche e della Stazione sperimentale Wild: “Nonostante la diminuzione del numero delle nevicate, i rischi crescono. Bisogna infatti distinguere tra neve asciutta e neve umida. Se nevica con una temperatura di qualche grado sotto lo zero, i fiocchi sono secchi e non si attaccano sui conduttori, cioè sulle linee dell’alta tensione. Se invece nevica con una temperatura di zero gradi, o magari appena sopra lo zero, i fiocchi si attaccano e formano un manicotto attorno ai conduttori. Purtroppo questa seconda tipologia di nevicata sta diventando più frequente”.

Dunque temperature più alte, che si verificano più spesso a causa del cambiamento climatico, creano una neve acquosa, pesante e appiccicosa. Cioè il tipo di neve che può causare la rottura di una linea, con la possibilità che l’incidente provochi altri danni e un corto circuito. Come ridurre il rischio?

Il problema esiste: il peso eccessivo della neve addensata su un conduttore – si può arrivare a tonnellate in una campata – può provocarne la rottura”, continua Marcacci. “Ed è un danno che va evitato sia per il disservizio che provoca sia per i costi che comporta. Per questo abbiamo creato due filoni di ricerca: uno in direzione dell’aumento della capacità di previsione, l’altro in direzione della mitigazione del rischio”.

I due sistemi si chiamano Wolf e Wild. Wolf è un acronimo che sta per Wet-snow Overload aLert and Forecasting. Stima una serie di parametri tra cui temperatura, flusso di precipitazione, pressione, vento, umidità per valutare che tipo di carico si potrà determinare, a causa delle nevicate, sui conduttori della rete elettrica nelle successive 72 ore. Assieme a Wild (Wet-snow Ice Laboratory Detection), il laboratorio outdoor per questo genere di stime, costituisce uno strumento in grado di valutare il rischio per le linee elettriche determinato da eventi meteo sfavorevoli. “Forti dei dati che vengono dal sistema Wolf-Wild, possiamo lavorare a due tipi di mitigazione: attiva e passiva”, continua Marcacci. “Quella passiva consiste in un progressivo affinamento dei materiali usati per rivestire i conduttori, che in genere sono di alluminio e possono avere un’anima in acciaio: stiamo studiando soluzioni di protezione con vernici o trattamenti superficiali che aiutino a ritardare la formazione di un manicotto di neve attorno al filo, o a facilitarne distacco quando la massa supera un certo peso”.

La mitigazione attiva invece consiste nell’intervenire quando la rete è scarica, cioè resta in tensione ma non c’è o è scarso il passaggio di corrente. In questo caso, se si profila una situazione di rischio, si tratta di far scorrere all’interno dei cavi la quantità di corrente che serve a raggiungere la temperatura necessaria a evitare la formazione attorno ai fili di un agglomerato di neve pericoloso. Sostanzialmente si tratta di far raggiungere al conduttore, grazie a un dosaggio chiamato corrente anti-icing, una temperatura di 1 o 2 gradi. Naturalmente questo genere di interventi potrebbe essere effettuato solo quando le previsioni meteo segnalano la concreta possibilità di un danneggiamento della rete.